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Tris biancorosso, Salernitana fuori pista a Monza

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Si conclude nel peggior dei modi possibili il 2022 della Salernitana, sconfitta in terra brianzola con netto tris rifilato dal Monza.

Le scelte di Nicola

Mister Nicola, consapevole delle difficoltà delle ultime settimane e della necessità di qualche avvicendamento per gli impegni ravvicinati, cambia qualche interprete senza variare il copione tattico.

Dopo alcune scelte tecniche apparentemente incomprensibili operate a Firenze, anche a Monza la formazione iniziale lascia qualche perplessità. In uno scontro diretto dal valore importante il trainer lascia in panchina contemporaneamente Candreva, Piatek e Bohinen, in una squadra già orfana di Fazio e Gyomber. Ne ha fatto le spese la qualità in campo, unita alla scarsa convinzione del gruppo fin dalle prime battute.

Chance per Botheim dal primo minuto ma il norvegese non la becca mai, diventando la punta dell’albero di Natale schierato dal trainer come addobbo dovuto al gruppo presentatosi in campo in stile presepiale.

Eppure i 2.700 sostenitori della Bersagliera avevano inscenato una storica e simbolica coreografia, chiedendo di lottare per la città di Salerno. Se l’ardore è smarrito a volte si deve compensare con l’orgoglio di uomo.

Troppo Monza per una Salernitana irriconoscibile

C’è poco da commentare purtroppo dal punto di vista tecnico, visto che la Salernitana ha fatto vedere il nulla cosmico, zero tiri in porta e poca cattiveria. Dany Mota si è travestito da Messi con il benestare della difesa granata in blocco, in confusione per 93 minuti.

L’ex Palladino colpisce i granata nei punti deboli, insistendo ripetutamente su verticalizzazioni veloci che mandano sistematicamente la compassata difesa ospite.

Nemmeno la rivoluzione tecnica del secondo tempo riesce a destare la Salernitana dal torpore, i biancorossi insaccano il tris e timbrano anche due legni. Granata annichiliti da una lezione di calcio dei brianzoli, è Sepe l’ultimo a gettare la spugna in una giornata a dir poco nefasta.

Le responsabilità di Nicola

Dopo Sassuolo qualcosa sembra essersi lentamente deteriorato nella fiducia del gruppo, al netto del secondo tempo di Roma con la Lazio. I granata dopo il pari deludente con la Cremonese in casa hanno reagito creando una sola azione degna di nota in due partite. Poi un atteggiamento a lungo inspiegabilmente remissivo, tanta confusione, anche nelle sostituzioni, impieghi talvolta fuori ruolo e grinta agonistica ai minimi storici. Anche in Brianza la Salernitana fa registrare 11 falli commessi, che testimoniano in un certo senso la poca furbizia nei momenti di difficoltà oggettivi. Lo spezzare il gioco ed il ritmo avversario, in assenza della capacità di imporre il proprio, rappresenta una soluzione tattica e denota attaccamento alla causa.

Tuttavia è bene precisare che non può essere individuato nel solo Nicola il colpevole delle malefatte o addirittura il capro espiatorio degli ultimi deludenti risultati. Sono sempre i giocatori ad andare in campo e le performance dei singoli sono state tutte pressoché ben al di sotto di aspettative e possibilità.

Sotto la lente anche il progetto tecnico del DS De Sanctis

In buona compagnia del tecnico, che certamente farà le proprie analisi in separata sede facendo leva sulle proprie dichiarate certezze, c’è il direttore sportivo De Sanctis.

La rosa granata andava rinforzata dopo una stagione dall’epilogo miracoloso ma forse finora il patrimonio investito col placet del patron Iervolino non ha reso secondo le attese.

La difesa orfana di Fazio e Gyomber, oggetto di critiche nello scorso campionato, appare fragile e senza carisma ed affidabilità. A Monza il terzetto di retroguardia, nuovo di zecca per mano dell’ex dirigente giallorosso, ha vissuto 90 minuti degni del miglior film horror firmato Hitchcock. Gli errori individuali dall’alto coefficiente di gravità ed ingenuità non possono essere attribuiti a Nicola. Si tratta di giocatori con basi di discreto livello ma nel complesso ancora in cerca di maturazione e bisognosi di una chioccia per crescere sotto il profilo tecnico, quello tattico e probabilmente anche caratteriale. Qualcosa da rivedere, rispetto ai programmi iniziali, è proprio in quel settore che oggi sembra non offrire garanzie per reggere l’urto di attaccanti rapidi e pungenti.

Interventi sono da auspicare anche a centrocampo dove solo Bohinen ha indiscutibilmente la qualità necessaria a dirigere il traffico della zona nevralgica ma non ha un’alternativa di ruolo. Vilhena, bocciato senza appello a Firenze e il redivivo Kastanos poco sembrano confacenti al progetto tecnico. Maggiore ad ora è ancora la brutta copia del calciatore pieno di iniziative e incursioni ammirato a La Spezia.

Occorre poi investire in un’alternativa per la corsia mancina e, se possibile, in una ciliegina sulla torta in stile Verdi, capace di conferire cambio di passo e superiorità numerica quando necessario.

Cambio netto di rotta o interventi in organico?

La situazione attuale può essere considerata un crocevia decisivo. La società ora è chiamata ad una riflessione attenta ed importante per non fallire la stagione. La Salernitana staziona al momento a quota 17 punti nella pancia della classifica. Questi numeri attestano inequivocabilmente come il rendimento sia pressoché in linea con i programmi della vigilia. Lo ha sottolineato chiaramente anche la linea difensiva dell’allenatore nel post gara. Tuttavia oggi si determina anche che la fiducia non è senza termine, specialmente allargando gli orizzonti di valutazione alle prospettive future.

I granata, soprattutto per demeriti di tre compagini che arrancano nel torneo, veleggiano a 10 punti di distanza dalla zona calda della classifica. Ma da gennaio, dopo quasi due mesi di lunga pausa Mondiale, il calendario appare meno benevolo per le sorti del Cavalluccio: arriveranno in sequenza Milan, Torino, Atalanta, Napoli, Lecce e Juventus. E bisognerà certificare la condizione psico-fisica del gruppo dopo una sosta di tale portata, mai operata prima.

Con il trend delle ultime giornate si rischia seriamente di essere risucchiati in situazioni di pericolo e bisogna prendere ogni tipo di precauzione per salvaguardare il patrimonio fondamentale della massima serie.

Confermare la fiducia piena a Nicola significa verificare innanzitutto che la squadra lo sostenga realmente e lo continui a seguire completamente.

In secondo luogo, bisogna dedicarsi al mercato fin da subito concretizzando entrate e uscite mirate per la causa, potenziando i ruoli più scoperti in organico, condividendo le scelte con l’allenatore, responsabilizzandolo ancor di più.

Bisogna capire nell’immediato le ragioni dell’involuzione post Lazio e chiarire in maniera netta cosa attendersi per il futuro.

Tenere persone in bilico, alla guida o in squadra, rappresenterebbe un grave “suicidio sportivo”.

Se, invece, deve essere rivoluzione bisogna farlo subito e con una guida all’altezza, capace di iniziare un nuovo percorso di crescita programmata.

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