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Sacripanti: “La Givova Scafati continuerà a crescere”

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I ricordi del passato, il lavoro sui giovani e gli obiettivi di lungo periodo della “sua” Givova Scafati: Stefano Sacripanti ha concesso un’intervista esclusiva a SalernoSport24.

Intervista esclusiva a Stefano Sacripanti

Applicazione, impegno e dedizione: i principi a cui si ispira Stefano Sacripanti. Alla vigilia del match con la EA7 Milano, il coach brianzolo – sbarcato al PalaMangano alle soglie della primavera del 2023 – si racconta in esclusiva al nostro quotidiano online.

Prima del Sacripanti allenatore c’è stato un Sacripanti giocatore, nel ruolo di playmaker. Quanto ha aiutato l’interpretazione del ruolo nella sua personale visione della tattica di gioco?

«Ho giocato a livello giovanile come playmaker, anche se non a livello professionistico. Tuttavia, è vero che aver giocato in questo ruolo ha influito sulla passione che ho per questo sport e sul lavoro che faccio. Anche perché il ruolo del play, nella conduzione del gioco, ha sviluppato in me una certa curiosità, che è fondamentale per la tattica di gioco».

Ha avuto diverse esperienze in Nazionale, prima con la Under-20, poi in nazionale maggiore. Come cambia il ruolo di allenatore tra questi due mondi?

«Io credo che il mio lavoro in Under-20 sia stato meraviglioso. È stato per me un momento abbastanza bello e divertente della mia carriera: c’erano tanti giovani di talento che, dal settore giovanile, si preparavano al salto verso professionismo. La mia passione e la mia esperienza in Serie A come allenatore sono state importanti per mostrare loro il percorso. Il lavoro con la Nazionale maggiore, al fianco di Ettore Messina, è stato ugualmente importante, un momento di grande apprendimento per me. Rappresentare l’azzurro, poi, è sempre qualcosa di molto emozionante».

In Under-20 lei ha avuto a che fare con molti giovani di talento, alcuni dei quali anche minorenni. Cosa bisogna insegnare loro? Si parte dalle basi del basket?

«Ci sono ragazzi giovani, alcuni giovanissimi, che devono fare un percorso formativo sia a livello tecnico, soprattutto con i fondamentali individuali, sia a livello tattico. Quindi: sì, si parte dalle basi. Nel basket degli ultimi anni, poi, anche il dominio fisico conta sempre di più, perciò bisogna lavorare anche su quello. Completa il tutto anche un lavoro da fare sulla mente dei ragazzi, preparandoli psicologicamente alle partite, cosa per niente scontata. È un lavoro duro, ma sono ragazzi ed è giusto che per loro rimanga sempre un divertimento».


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In un’intervista rilasciata a giugno, lei ha detto: «Nella pallacanestro servono più maestri e meno allenatori». Cosa intendeva dire?

«La cosa più importante nella formazione dei giovani è l’pprendimento, non lo sterile tatticismo. Credo che l’allenatore debba dare sé stesso ai propri ragazzi, puntando sempre a farli migliorare. I giocatori spesso hanno tanto potenziale inespresso, tanto talento che ha solo bisogno di essere coltivato».

Passiamo alla sua esperienza a Scafati. L’anno scorso ha preso le redini della squadra portandola alla salvezza. Dove ha dovuto lavorare maggiormente per ottenere l’obiettivo?

«Beh, non è stato facile. Sono arrivato in un momento un po’ difficoltoso per Scafati, soprattutto da un punto di vista mentale: si era in piena lotta-salvezza, in un campionato molto complicato e con una classifica cortissima. Il mio compito principale è stato quello di responsabilizzare i giocatori, consegnando loro la squadra e cavalcando le cose positive che avevano fatto fino a quel momento. Nessuno voleva retrocedere e così è stato».

Un’ultima domanda: quest’anno la squadra sta procedendo tra alti e bassi, ma ha dimostrato di poter reggere il confronto anche contro una corazzata come la Virtus Bologna. Unico difetto – che può portare via punti preziosi – sono i momenti di calo, spesso nel terzo quarto. È un calo fisico o di concentrazione?

«Credo che, essendo ancora all’inizio dell’anno, è normale ci siano molti punti deboli su cui lavorare. A inizio stagione, avevano un problema con le palle perse, ma ci abbiamo lavorato e siamo migliorati. Poi, abbiamo riscontrato problemi di carattere difensivo, sui quali stiamo lavorando. Abbiamo avuto qualche black-out, è vero, ma penso che, alla fin fine, ci sia un processo di lavoro che sta avvenendo con una squadra abbastanza nuova. Bisogna assemblare diversi giocatori, con diverse filosofie. La squadra sta crescendo e continuerà a farlo».

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Daniele Alfano
Daniele Alfano
Laureato in Scienze storiche.

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