Scalise: “Salerno ti entra nel cuore, mia moglie pianse quando andammo via”
Lo abbiamo “disturbato” tra un allenamento e l’altro… ma lui senza scomporsi e con grande professionalità ci ha risposto. Dote che lo ha sempre contraddistinto dentro e fuori dal campo. Abbiamo intervistato l’ex granata Manuel Scalise, ora allenatore degli Allievi Under 17 del Cosenza:
Ciao Manuel, a che età hai iniziato a dare i primi calci ad un pallone?
“Ho iniziato all’età di 5 anni, i miei genitori chiesero al mister della squadra del mio paese se potevo fare i pulcini con un anno in meno. Guardavo sempre mio padre e i miei zii fare i tornei. Ero già allora innamorato del calcio”.
Tanta “gavetta” nelle serie minori, poi piazze importanti in cadetteria. Quanto è cambiato il calcio oggi con questi giovani che vogliono solo “arrivare” senza magari fare esperienza?
“Forse la gavetta nella vita dovrebbero farla un po’ tutti ma poi dovrebbe esserci meritocrazia ed essere premiati coloro che fanno bene il proprio lavoro, in tutte le cose che si fanno. I giovani di oggi hanno bisogno delle vecchie regole che erano all’interno dei vecchi spogliatoi e noi dovremmo capire che i giovani di oggi hanno un altro modo di vivere perché la società sta cambiando. La verità sta sempre in mezzo, un giovane deve essere premiato solo quando ha analizzato e capito i problemi. Vuol dire che hanno capito gli errori fatti”.
Torniamo a Salerno: tre allenatori nella stagione 2013-114 (Sanderra-Perrone-Gregucci) e tre idee diverse. Chi meritava di più?
“In quella stagione ho lavorato solo quattro giorni con Perrone e poi è arrivato Angelo Gregucci: grande persona e grande allenatore. Qualsiasi ragazzo di quella squadra ha dato tutto per lui. Non era un gruppo semplice. All’interno c’erano ottimi giocatori e forti personalità. Quella rosa attualmente vincerebbe la Serie C ad aprile”.
L’anno successivo praticamente Somma non fa in tempo a fare la formazione che già viene sollevato dall’incarico… cosa è successo?
“Con Somma non so cosa sia successo. Dal punto di vista personale io volevo allungare il contratto e giustamente la società aveva bisogno dei suoi tempi. Io non potevo aspettare. La famiglia viene prima di tutto per me. Con il calcio di oggi delle promesse e strette di mano te ne fai poco, ci sono giocatori fortissimi ancora a casa e queste regole sugli under penalizzano la qualità dei campionati. Siamo l’unico settore lavorativo dove un ragazzo di 25/26 anni è già vecchio. Ricordo ancora mia moglie come piangeva quando andammo via da Salerno. Forse Somma pagò anche il fatto che la squadra era affezionata a Gregucci. Somma per me e nei miei confronti resta una brava persona”.
Cosa cerchi di far capire a questi ragazzi?
“Io faccio capire e ho l’obbligo di formare ragazzi che abbiano il giusto comportamento dentro e fuori dal campo. Fuori dal punto di vista educativo dentro professionale”.
Segui ancora qualche tua ex squadra?
“Seguo sempre tutte le mie ex squadre devo dire che con tutte ho un legame forte, un cordone ombelicale perché ogni squadra mi ha lasciato qualcosa. Ho imparato ogni cosa di ogni città, da cosa si mangia a come si vive ai dialetti, e ho amici in ogni città dove sono stato”.
Dove può arrivare la Salernitana?
“La Salernitana può fare bene. Forse è arrivato il momento di pensare un po’ più in grande a livello di classifica. Società forte con ottima organizzazione, stadio, tifoseria e entusiasmo. C’è tutto per fare bene”.
Il Cosenza è una neopromossa quest’anno… come vive il calcio la città rossoblu?
“Qui a Cosenza c’è grande entusiasmo. La B mancava da qualche anno. Il pubblico lo scorso anno nei playoff si è molto stretto intorno alla squadra e insieme hanno fatto qualcosa di importante superando tutti i turni playoff”.
Hai già individuato un tuo possibile allievo da incoraggiare alla prima squadra?
“Di allievi di prospettiva ce ne sono tanti ma in Italia non è facile far giocare un giovane. Nessuno ti aspetta, nessuno ti da il tempo per commettere gli errori e ti dicono subito che non sei pronto. Ma bisognerebbe osare un po’ di più. Forse mettendo qualche regola nuova, magari il fatto che in rosa devi per forza avere 2/3 ragazzi provenienti dal vivaio e dare incentivi importanti se attui questa cosa”.
Cosa ne pensi della B a 19 squadre?
“La B ha 19 squadre ha alzato la qualità in maniera esponenziale”.
Manuel quali sono i tuoi progetti futuri?
“Per il terzo anno di fila alleno una squadra giovanile qui a Cosenza e questo per me è motivo d’orgoglio. Vedo i ragazzi che hanno il giusto entusiasmo e mi seguono. Quando non vedrò più questi nei loro occhi forse sarà arrivato il momento di fare altro. I miei progetti futuri sono stare dentro un campo con lo stesso entusiasmo del primo giorno senza perderlo mai ma anche io ho il sogno del cassetto di allenare sempre più in alto”.
Manuel grazie delle risposte e buon match!
“E’ stato un piacere ricordare tutto, ciao!”.