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Ehi, Salernitana, è successo veramente? Siamo in Serie A?

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La Salernitana è in Serie A. «Sogno o son desto? M’illudo o osservo il vero?»

Salernitana: quanti ricordi verso la Serie A…

Non ci credo. Eppure è successo. Il prossimo anno potrò vedere la Salernitana anche sui videogiochi. Potrò giocarci partendo già dalla massima serie su Football Manager, potrò fare il campionato a FIFA già dalla Serie A. É successo e sono ancora intontito. Però piango. A intervalli di tempo. Piango al 67’ con André Anderson, piango al 72’ con Casasola e all’81’ con Tutino. Piango e non sono in campo con loro e non faccio parte dei ventitré di Castori a Pescara. Parlo con amici e colleghi, il telefono sembra appartenere a qualcuno dell’alta finanza nel momento di chiusura delle borse. É tutto normale. Ma com’è possibile?

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© Francesco Di Pasquale

Scendo in strada quasi come un mantra, una legge non scritta del partecipare. Ho la mascherina che si tinge di granata dai fumogeni. Mi ricorda la Curva Sud Siberiano, a quando stavo “sotto le coreografie” e per qualche secondo non vedevo il rettangolo verde. Sono lacrime di liberazione, di anni di malumori, di chi ci ha sempre infilato il “granata” in un discorso, di chi ne ha fatto una passione e di chi, in quei giochi, non iniziava mai da team gloriosi ma cercava di essere sempre contro il detto “nemo propheta in patria”.

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© Francesco Di Pasquale

Dall’abbonamento al Salerno Calcio in Curva Sud perché “come fai a non andare all’Arechi?” con le trasferte in luoghi calcisticamente inesistenti (e mi perdoneranno) dei blaugrana (perché c’è sempre il grana-ta) fino ad arrivare a raccontare le emozioni e le sensazioni in tribuna stampa verso una storica promozione in Serie A. Quante volte ho fatto “lezioni di Salernitana” a persone che il pallone non sanno nemmeno cos’è, che mi chiedevano “che cos’è la Salernitana per te e per Salerno?”. Ieri erano tra quelli che al telefono mi dicevano “ce l’abbiamo fatta” perché è vero che quando si vince si sale tutti sul carro della festa, ma è anche vero che se ci credi in quei colori sai raccontare perfettamente questa storia che diventa coinvolgente. Ci hanno sempre raccontato di Babbo Natale, eppure, ad ogni età, lo aspettiamo sempre…

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© Francesco Di Pasquale

Io però continuo a piangere. Questa volta di meno. Mi commuovo nel vedere mamme accompagnare i propri figli a comprare una bandiera, a cantare insieme a loro e a spiegare che, al Vestuti, una volta i granata facevano venir giù la città. Qualcuno ha addosso magliette che rievocano ricordi, un pò belli e un pò brutto. Ritornano le lacrime quando vedo il Siberiano sul petto (chissà come sarebbe stato strappargli un’intervista), ci sono i nostri quattro fratelli del ’99, c’è Ago e un “Ciao Fulvietto”. I bambini cantano, “Siberiano, Siberiano, Siberiano”, battono le mani in segno di rispetto al ricordo della strage della galleria… chissà se sanno qualcosa, se qualcuno gli avrà spiegato qualcosa.

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© Francesco Di Pasquale

Poi il silenzio: è tornato Ciccio Rocco. Salerno si ferma. C’è silenzio. E’ surreale. “Fhhh, fhhh” è lui! É il megafono che si sta scaldando. “Mamma chi è quello?” Nessuno parla, nessuno risponde. C’è il “capo degli ultras” e la mente viaggia in rewind.

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© Francesco Di Pasquale

Penso a che emozione poteva dare il Vestuti pieno, come funzionava la stampa, se c’era l’ansia di un accredito o della fila per entrare. Un Vestuti pieno e una diretta all’esterno. Non piango più. Adesso sto realizzando. Siamo in Serie A! Scriverò e racconterò una nuova emozione, delle nuovi sensazioni. Parte il coro “l’anno prossimo gioco all’Olimpico” e mi viene da pensare a quando scrissi la formazione di Salerno Calcio-Monterotondo, record di spettatori unico in Serie D e magari scriverò, adesso, domani, di Salernitana-Milan. Vorrei poter raccontare ai miei figli cosa significa tutto questo, nel bene o nel male di aver fatto questa professione, questa passione, e tenere “lezioni di Salernitana” per quella prossima generazione perché “sono nato a Salerno, pisciaiuolo morirò!”.

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© Francesco Di Pasquale

Nella speranza della riapertura degli stadi, a quando tutto sarà finito, penso a Loris, andato via troppo presto ma con la speranza di poter tifare da un posto bellissimo della Curva del Paradiso per dare ancor più forza a questa città, a questi colori, a questa passione. Macte Animo!

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