Stasera sarà Salernitana-Lecce, abbiamo intervistato Babú, doppio ex delle due squadre, che ci ha ricordato l’affetto ricevuto in queste piazze ed ha lanciato un monito per i giovani.
Babú: “Alla Salernitana inizio di carriera indimenticabile”
Babú è lo pseudonimo di Anderson Rodney de Oliveira, ex calciatore brasiliano, di ruolo ala destra. La sua carriera calcistica inizia in Italia, proprio con la maglia granata. Voluto da Zeman nella stagione 2001-2002, dopo che l’allenatore boemo l’aveva visto in un torneo amichevole, collezionerà 27 presenze e tre reti in due anni. Passerà poi al Venezia, dove nonostante una stagione poco brillante dal punto di vista della classifica e seppur non segnando mai, convince il Lecce, che lo porta in Serie A. Anderson giocherà due stagioni in giallorosso, raccogliendo 28 presenze, 4 gol e 5 assist. Vestirà poi le maglie di Verona, Triestina e Avellino nel campionato cadetto, in mezzo la parentesi poco felice con il Catania nella massima serie. Nel 2010 scende in Serie C con l’Atletico Roma, giocherà anche con Latina, Pergolettese e Paganese nel medesimo campionato, prima di continuare la carriera in campionati minori.
Si aspettava una partenza così forte di Salernitana e Lecce?
«Dal Lecce mi aspettavo una partenza simile, dato che per la Serie B l’organico è molto buono, anche se spesso non riesce a tenere il ritmo alto per tutta la stagione. Invece la Salernitana è una sorpresa, nonostante abbia un’ottima squadra. Sono un paio di anni che “zoppica”, ma quest’anno sono partiti con il piede giusto, è una sorpresa molto piacevole dato che ho vissuto anni stupendi a Salerno».
Quali sono i ricordi legati a Salerno, che è stata la rampa di lancio per la sua carriera?
«Salerno rappresenta l’inizio della mia carriera in Italia e non poteva essere cosa migliore. Zeman è un allenatore perfetto per i giovani, come lo ero io all’epoca. La città è favolosa, i tifosi erano caldi e vicini alla squadra. Ricordo che in Serie B c’era il Napoli quell’anno, nel derby in casa nostra ricordo una coreografia stupenda dei tifosi granata. Sono ricordi che rimangono nel cuore».
Cosa si sente di dire, data la sua esperienza, ai giovani ed in particolare a coloro che non sono italiani?
«Per i giovani non è mai semplice entrare in campionati difficili come la Serie B, a maggior ragione in squadre che hanno buone rose come Salernitana e Lecce, perché gli spazi sono sempre pochi. I giovani devono ringraziare solamente quando hanno la possibilità di giocare in piazze come queste, e di far parte di progetti simili, anche quando non ci sono spazi».
Cosa ricordi di Zeman, l’allenatore che l’ha portato alla Salernitana?
«Quando arrivai a Salerno non conoscevo la lingua, in particolare i primi due mesi sono stati molto duri. Nella prima parte di stagione non ho mai giocato, chiesi addirittura di andare via a dicembre. Zeman mi disse di tornare a casa, in Brasile, e che quando sarei tornato sarebbe andato tutto meglio. Alla fine fu così, sono stato fortunato. C’è bisogno di tempo e di allenatori che credano nei giovani. Ora è più facile perché ci sono più stranieri nelle rose, che aiutano con la lingua e nell’inserimento. Non bisogna mai mollare, bisogna crederci».