In vista della gara tra Reggiana e Salernitana, Claudio Grimaudo è intervenuto ai microfoni di SalernoSport24, ricordando con gioia e un pizzico di nostalgia la sua carriera a Salerno.
Salernitana, le parole di Grimaudo
Per i tifosi della Salernitana degli anni ’90, Claudio Grimaudo è il numero 2 per eccellenza. Il terzino destro è uno dei simboli dell’era targata Delio Rossi che, tra problemi economici e di natura ambientale conquistò la promozione in Serie B. “Cavallo Pazzo” si è espresso così sui granata e sul tifo di Salerno, soffermandosi anche sullo sviluppo del calcio moderno.
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Lei ha vissuto in prima persona una promozione dalla Serie C alla Serie B con la Salernitana. Quali sono gli elementi fondamentali che non possono mancare in una squadra che vuole puntare alla promozione? Questa Salernitana può sognare la risalita in Serie A?
«Sicuramente per vincere i campionati ci vuole un gruppo unito, in cui tutti remano nella stessa direzione. L’allenatore deve essere un buon condottiero, un grande motivatore, anche perché ogni giocatore ha una sua testa. Da quello che ho visto, la Salernitana ha un ottimo gruppo, è un’ottima squadra. L’ho vista compatta. Siamo alle prime partite di campionato, ci sono parecchi giocatori nuovi, è normale che bisogna lavorare per arrivare a un ottimo risultato, però penso che abbia tutti i presupposti per puntare al campionato».
Al momento, il Pisa è la rivelazione di questa stagione e guida la classifica in solitaria, però bisogna sottolineare l’ottimo inizio della Reggiana. Dove pensa che possa arrivare la squadra emiliana?
«Sicuramente la Serie B è un campionato ‘strano’. È un campionato in cui magari pensi che una squadra non possa arrivare in nessun posto e poi magari può vincere il campionato. È tutto ancora da vedere, è ancora presto. La Reggiana, se si trova in quella posizione, è perché ha fatto degli ottimi risultati, anche se viene da due sconfitte consecutive. Il Pisa, da quello che ho visto, sicuramente ha un grande allenatore che è Pippo Inzaghi. Però sinceramente è molto presto. Io ho vissuto il campionato di Serie B e certe squadre vengono fuori più tardi possibile. È tutto da vedere perché ci sono squadre ben attrezzate, come la Salernitana».
Se ha seguito un po’ i mercati delle due squadre, quali sono le valutazioni che si sente di fare?
«Quello che ti posso dire con sicurezza è che la Salernitana ha fatto degli ottimi acquisti, che possono far fare un salto di qualità a questa squadra».
Lei è molto legato a Salerno, ha partecipato anche ad alcuni eventi significativi… è stato questo che l’ha spinta a chiudere la carriera proprio con la Salernitana?
«Sì, io mi sento un salernitano d’adozione, ho vissuto 27 anni a Salerno, anche perché poi quando ho smesso di giocare sono rimasto là. Il rapporto con i tifosi al di fuori dal campo è stato sempre limpido e bello, perché io sono una persona molto umile, vengo dal popolo. Anche quando giocavo non ho mai avuto quegli atteggiamenti così, come a volte si suol dire, che usano certi giocatori. Io sono stato sempre uno del popolo, sono stato e sono ancora adesso un tifoso della Salernitana e uno della Curva e la seguo con ammirazione.
Mi sono arrabbiato quando è retrocessa, mi arrabbio con i giocatori quando vedo che non corrono e non sudano la maglia, vorrei entrare nel campo e fare qualcosa per loro. E soprattutto stimo e ammiro tantissimo questi tifosi perché ho vissuto insieme a loro degli anni bellissimi. I tifosi ti aiutano tantissimo anche a vincere le partite, il pubblico salernitano a quei tempi ci ha fatto vincere molte partite con il loro incitamento, la loro voglia e la loro grinta. Sono tifosi che ti seguono dappertutto lasciando famiglie e figli per seguirti ed è giusto che noi dobbiamo dare un giusto apporto soprattutto sul campo, vedendo che vengono anche fuori casa e si fanno migliaia di chilometri».
Possiamo dire che forse lei rappresenta un calcio che ormai non esiste più, fatto di attaccamento alla maglia, di passione. Cosa pensa di questo cambiamento del calcio moderno?
«Sì, purtroppo non lo vedo più e dico la verità, seguo pochissimo il calcio. Seguo la Salernitana, ma il calcio l’ho messo un po’ da parte perché sto vedendo proprio molta superficialità. Non ci sono più quei giocatori bandiera, quei giocatori che veramente amano la maglia e ce l’hanno sulla pelle come me e come tanti altri miei colleghi. Adesso anche quando vedo un giocatore baciare la maglia…sinceramente no. Perché io quando baciavo la maglia è perché ci tenevo, e infatti sono rimasto a Salerno. Oggi i giocatori stanno qua, poi appena vedono 100 euro in più se ne vanno.
Quando stavo a Salerno, ho avuto delle occasioni per andare a giocare a Roma, a Siviglia, in Spagna, eppure sono rimasto a Salerno, sempre con il mio stipendio, non sono andato dal presidente a farmi aumentare i soldi e sono rimasto volentieri perché io stavo bene. Adesso non c’è più questo, ormai si corre dietro i soldi, perciò difficilmente ci saranno giocatori che indossano la maglia perché la sentono. Ormai ho visto questo, il calcio su questo fattore è finito. Perciò anche i tifosi hanno ragione quando dicono che “la Salernitana è dei tifosi” perché i tifosi sono sempre quelli, stanno sempre là. I giocatori oggi stanno qua, domani se ne vanno, perciò quando vedo baciare maglie… ci credo poco».