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Salernitana-Genoa, doppio ex Gigi Cagni: “La Salernitana ha bisogno di tempo”

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In vista del match SalernitanaGenoa in programma domani, ore 15, abbiamo raggiunto telefonicamente il doppio ex Luigi Cagni.

Gigi Cagni: “Salerno e Genova piazze importanti”

Luigi Cagni è un ex giocatore ed allenatore di calcio. Inizia la sua carriera da giocatore nelle giovanili del Brescia, squadra con cui cresce calcisticamente e dove vi resta per nove anni. Nel ’78 passa alla Sambenedettese e, anche qui, vi resterà altri nove anni. Infine una breve tappa all’Ospitaletto, prima di appendere gli scarpini al chiodo e dedicarsi alla carriera da allenatore. Parte anche stavolta da Brescia, allenando la Primavera nell’88. Negli anni ’98-’99 e 2000, le esperienze al Genoa e alla Salernitana. I ricordi e le emozioni sono tante.

Che ricordi ha degli anni passati sulle panchine del Genoa e della Salernitana?

«A Genova ho trovato una realtà importante. L’ho vissuta bene, sono una persona passionale e lì, in quel posto, la passione è tanta. Questo in parallelo alla Salernitana. Sono due realtà simili. Non ha il derby cittadino, ma entrambe sono due città di mare, la gente è appassionata. Ho lavorato benissimo, avevo una squadra forte, mi son divertito. Il pubblico era eccezionale, la curva da brividi. Rivedere in tv la Salernitana giocare in casa, mi ha emozionato di nuovo. Per me è stata una tappa importante non solo come allenatore, ma anche come persona. Vi è una filosofia diversa di vita ed ho imparato tanto».

La Salernitana ha pagato lo scotto della Serie A. Cosa ne pensa di quest’avvio della squadra di mister Castori?

«Tutto normale. Io ho allenato la Serie A, con solo squadre che non erano per l’alta classifica. Quindi so cosa vuol dire l’inizio con una squadra tutta nuova. La differenza dei giocatori in Serie A si vede di più, bisogna adattarsi a questa realtà e ci vuole tempo. Una cosa determinante è l’impegno dei giocatori. Quando un giocatore dà tutto sul campo non si può dire niente».

Salernitana-Genoa. Che partita sarà e se per Castori è da dentro o fuori?

«È da dentro o fuori, purtroppo. Fa parte del nostro calcio. La Salernitana sta dando tutto, deve imparare un po’ di cose perché qualche ingenuità ce l’ha in tutte e due le fasi. Se si prendono gol e non si segna, è inevitabile che qualche problema c’è. Allo stesso tempo, non bisogna avere la pretesa di battere squadre più forti, ma di dare il massimo sempre, quello sì. Il Genoa, invece, è una squadra più esperta, con giocatori esperti sia di categoria, ma anche come età. È una squadra abituata a fare la lotta e non molla mai. Quindi sarà una partita sotto l’aspetto mentale e fisico bella perché son due squadre che giocano 95 minuti fino alla morte».

Su Bonazzoli. Cosa gli manca per fare quel definitivo salto di qualità?

«È una cosa che mi son chiesto anch’io tante volte. Lui ha tante qualità, l’ho visto in allenamento. Ha qualità tecniche e fisiche enormi. Mi risulta difficile rispondere perché non ho avuto più contatto diretto, però posso dire che dipende esclusivamente da lui».

Secondo lei in un calcio sempre più orientato al business, le bandiere sono ormai un’utopia?

«Sì, l’attaccamento alla bandiera non c’è più. Io sono stato una bandiera perché ho giocato nove anni nel Brescia e nove anni nella Sambenedettese. Oggi è cambiata la società, è cambiato tutto. Quando giocavo io non c’era tutta questa risonanza mediatica. Quindi forse era più facile mantenere certi valori, principi. Non c’erano i procuratori. Il contratto era annuale, non c’erano contratti biennali. Quindi da giocatore bisognava guadagnare il contratto anno per anno. Ora tutto questo non esiste più».


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