La stagione della Salernitana è ormai terminata da un pezzo ed è dunque giunta l’ora di fare un’attenta analisi dell’operato granata per poterci preparare alla prossima stagione.
L’andamento della Salernitana
L’annata è stata convincente, nonostante un periodo di forte calo che ha comportato l’esonero di Davide Nicola. Da quel momento in poi, tolta la sfida casalinga contro la Lazio, la squadra ha iniziato a sfoderare prestazioni sopra le righe, completando l’obiettivo prefissato.
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L’intervista a Mauro Chianese
Intervistato di recente dalla nostra redazione, Mauro Chianese, attuale allenatore del Chieti, nonché ex elemento di spicco del settore giovanile di Sua Maestà, ha trattato vari temi relativi al passato, al presente e all’imminente futuro della formazione di Paulo Sousa. Il tecnico si è poi, inevitabilmente, soffermato sulla ‘scuola’ salernitana.
La Salernitana ha vissuto una stagione culminata con la gioia di aver ottenuto la salvezza. Cosa ne pensa dell’annata granata?
«Devo dire che la stagione della Salernitana è stata molto convincente, nonostante l’inizio non eccelso. Ricordo, difatti, l’8-2 contro l’Atalanta che ha decretato il destino di Nicola, un tecnico che aveva fatto grandi cose l’anno precedente. Il suo addio ha portato all’arrivo in panchina di Sousa. Con lui, la squadra ha ritrovato entusiasmo; la piazza ha spinto e, di conseguenza, è stato raggiunto il risultato sperato. Capisco perfettamente ciò che è accaduto con Nicola: noi allenatori siamo, spesso e volentieri, i capri espiatori quando non si vince. Insieme a Sabatini, l’anno precedente, era stato in grado di raggiungere una salvezza che nessuno auspicava. Purtroppo, quest’anno, alcuni risultati non sono stati in linea con gli obiettivi della società. I numeri di Sousa, poi, hanno poi dato ragione alla scelta della proprietà».
Ha posto le basi per un progetto vincente?
«Io credo che abbia gettato le basi. È il secondo anno di fila in cui firmano la permanenza in Serie A, un evento unico nella storia della Salernitana. Si tratta di una società solida, forte. Ha un direttore sportivo che sa ciò che vuole. Vedi, ad esempio, gli acquisti di calciatori del calibro di Dia: un elemento rivelatosi fondamentale».
Lei conosce l’ambiente, nello specifico il settore giovanile. Considerando quest’ultimo ambito, – dove ogni club spera di poter pescare un potenziale campione – cosa crede manchi al calcio italiano per diventare una fabbrica di talenti?
«Quest’anno, purtroppo, hanno vissuto una situazione particolare: l’esonero dell’allenatore della Primavera Luca Fusco, credo non lanci un bel segnale per quanto riguarda un settore giovanile. A mio modo di vedere, quando si comincia un percorso, bisogna portarlo a termine e, solo in un secondo momento, tirare le somme. La Salernitana, presumo che, in tal senso, stia iniziando a piccoli passi a favorire la crescita di potenziali talenti. A livello nazionale risulta evidente un aspetto: la dice lunga il fatto che una squadra come Lecce, in grado di vincere il tricolore, non abbia in rosa un calciatore italiano. Ultimamente sono cambiati alcuni scenari, fatta eccezione per alcune società, tanti presidenti ragionano così: ‘devo prendere un prodotto giovanissimo da inserire Primavera, ma quanto mi costa?’ e di conseguenza virano su giocatori già formati all’estero, mettendoli in Primavera, sperando di ottenere qualche tipo di plusvalenza. Questo non va bene, perché così è il calcio italiano a pagarne le conseguenze, così come la Nazionale».
Che ricordo ha della sua esperienza a Salerno?
«Ho vissuto lì due stagioni, in due momenti differenti della mia carriera: la prima sotto la gestione Lombardi, dove arrivai in fondo e persi nelle fasi finali contro la Fiorentina. Fu un anno bellissimo sotto l’aspetto della crescita, specialmente dei calciatori; nel secondo anno, con la presidenza Lotito, allenavo la Primavera: anche in quel caso arrivammo alle fasi finali. Furono due anni soddisfacenti, soprattutto di crescita personale».
Come valuta la stagione del suo Chieti?
«Quando la proprietà mi ha chiamato, aveva intenzione di apportare un cambiamento. La società voleva che venissero valorizzati maggiormente i giovani, favorendo un calcio più propositivo. Siamo stati infatti la squadra più giovane del campionato, con sei-sette under in rosa. Inoltre, abbiamo migliorato l’aspetto difensivo, concludendo come terza miglior difesa del campionato. Abbiamo fatto un girone di ritorno importante, arrivando quarti in termini di punti guadagnati. Io sono ambizioso. Sono alla costante ricerca di miglioramento».
Ci sarà ancora lei alla guida della squadra?
«Sì, sono stato riconfermato all’ultima giornata. Ho la fortuna di avere una rosa di livello; un presidente serio, ambizioso; un DS con molta esperienza nel settore ad alti livelli, di sani princìpi, molto professionale e meticoloso. Siamo in costante confronto tra di noi. La riconferma di molti giocatori ci consentirà di poter lavorare e aggiungere quei tasselli tali da farci alzare ulteriormente l’asticella. Ovviamente, ci auguriamo di poter ambire ai piani alti del girone».