Gli striscioni esposti a Salerno per onorare la memoria dei quattro ragazzi scomparsi nel tragico rogo del treno Piacenza-Salerno il 24 maggio 1999.
Gli striscioni per Peppe, Ciro, Enzo e Simone
24 maggio 1999: una data scolpita a fuoco nella mente e nei cuori dei tifosi della Salernitana e non solo. Una ferita ancora aperta che, a distanza di 21 anni, sanguina, e continuerà a farlo per l’eternità. Salerno, ancora una volta, oggi ricorda Peppe Diodato, Ciro Alfieri, Enzo Lioi e Simone Vitale. Quattro ragazzi strappati alla vita nel fiore degli anni, solo per aver seguito il richiamo della passione di una vita. E’ un po’ come se quel giorno, su quel maledetto treno speciale Piacenza-Salerno di ritorno dalla cocente delusione della, surreale e a tratti ignobile, gara del Garilli non ci fossero soltanto 1500 (stipati negli scompartimenti come bestie) dei 10mila cuori granata che seguirono la squadra, ma la tifoseria per intero. Una tifoseria che, oltre a dover digerire un’immeritata retrocessione, si vide defraudata di quattro elementi di quella Curva Sud che, negli anni ’90, faceva parlare di sè il mondo intero.
Le ripercussioni e i quesiti rimasti irrisolti
Da quel giorno tutto è cambiato, in un modo o nell’altro. Niente più treni speciali per le trasferte, ma soprattutto, la partita di Piacenza fu l’ultima seguita allo stadio per tanti tifosi granata. Troppo grande il dolore alla vista di quel treno che sbucò in fiamme dalla galleria di Santa Lucia per far finta di nulla. Tante, forse troppe le ombre su un accaduto che, oggi come allora, grida vendetta sotto ogni aspetto. Sofferenze mischiate a indifferenze, omertà mischiate ad omissioni. Una tragedia, facilmente evitabile, che parte da lontano, in cui verità storica e verità processuale non parlano, presumibilmente, la stessa lingua. E chissà se, dopo 21 anni, qualcuno prova ancora rimorsi per ciò che ha fatto o, soprattutto, non ha fatto. Chissà se ha mai rivolto un pensiero alle famiglie delle vittime che, ancora oggi, non hanno tutte le risposte alle loro domande.
Una storia troppo brutta per essere vera, eppure oggi, forse, fa più male di allora. Tanti gli striscioni apparsi in città, innumerevoli i ricordi pubblicati sui social su una tragedia dalle proporzioni immani che nessuno potrà mai dimenticare. Salerno ricorda i suoi figli scomparsi a pochi metri da casa in quella maledetta discesa da Piacenza verso l’inferno. Settecento chilometri di delusione, ingiustizia, impunità, indifferenza, sassi, fiamme… e quattro morti.