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Pallacanestro: c’è voglia di ripartenza, ecco il protocollo

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Lo scopo principale del protocollo redatto dalla Federazione Italiana Pallacanestro è quello di definire linee guida semplici per il ritorno allo svolgimento degli allenamenti.

Il ritorno della pallacanestro con il dovuto protocollo

Per la stesura del documento, la FIP e la FIPIC si sono attenute alle linee guida governative emanate alla luce della situazione epidemiologica che ha colpito l’intera nazione. Il protocollo è rivolto alle associazioni e alle società sportive affiliate alla FIP e alla FIPIC, ai dirigenti delle associazioni sportive e società sportive, ai centri di allenamento federale, alle palestre o palazzetti dello sport, campi all’aperto in cui si allenano associazioni e società, a istruttori minibasket, allenatori, preparatori fisici, atleti, medici sociali e medici referenti. Inoltre il documento fornisce indicazioni, sulle modalità di accesso agli impianti sportivi, sulle persone che possono accedere e quelle che non possono accedere a palestre e palazzetti, sulla figura del delegato alla vigilanze, sulla gestione degli spazi comuni, sulle modalità specifiche di svolgimento degli allenamenti di pallacanestro e sulle precauzioni igieniche personali. 

L’introduzione del protocollo

Il protocollo è stato redatto e distribuito per far sì che le società di pallavolo possano rientrare gradualmente alle attività agonistiche nel rispetto delle disposizioni normative Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri: 

L’Ufficio Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha varato le linee guida per la ripresa delle attività sportive, a conclusione del lockdown conseguente all’emergenza epidemiologica. Le suddette linee guida contenute nei DPCM e nelle Linee Guida della Presidenza del Consiglio dei Ministri-Ufficio Sport n. 3180 del 04/05/2020 e del 17/05/2020 si basano sulle indicazioni fornite dal CONI e dal CIP che si sono avvalsi di uno Studio elaborato dal Politecnico di Torino. È stato richiesto alle Federazioni Sportive Nazionali di elaborare specifici protocolli di attuazione delle predette linee guida, allo scopo di disciplinare le modalità di svolgimento dell’attività sportiva per le rispettive discipline, tenuto conto dei coefficienti di rischio di contagio riportati nello Studio.

Lo Studio classifica il rischio di contagio in relazione alle singole attività sportive, attraverso una classificazione progressiva elaborata “sulla base della numerosità di soggetti coinvolti, sul tipo di interazione tra i soggetti e sull’ambiente in cui tali attività vengono svolte”. Il livello di rischio non è attribuito alla singola disciplina in sé, ma viene calcolato volta per volta sulla base delle modalità di svolgimento della stessa, distinguendo le diverse fasi dell’allenamento tra quelle che, ad esempio, prevedono l’interazione di due o più soggetti e/o la condivisione di attrezzature, quelle che possono essere svolte all’aperto o che necessitano di essere svolte al chiuso. Tali valutazioni prendono in considerazione tutte le persone funzionali all’allenamento e non soltanto gli atleti.

Lo Studio evidenzia che la classificazione del rischio dev’essere calcolata su ogni specifica attività svolta (da classe da 1 a 8) secondo le diverse casistiche che possono presentarsi nello svolgimento di ogni attività di addestramento, al fine di adottare le necessarie azioni di mitigazione. 

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Islay Avella
Islay Avella
Ciao mi chiamo Aila Avella e faccio parte della famiglia di Salernosport24 dal 2019. Da sempre appassionata di giornalismo, la curiosità e il sapere sono le basi per un lavoro etico. Tifosa da sempre della Salernitana, squadra della mia città.

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