HomeSalernitanaIo la penso così: diamo un nome al derby col Benevento?
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Io la penso così: diamo un nome al derby col Benevento?

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Il derby senza nome, come lo chiamereste?

Tradizione italiana è quella di denominare e associare. Soprattutto in campo sportivo, nel calcio. C’è il derby della Capitale, il derby della Lanterna e il derby della Mole. C’è anche un derby dello Stretto che si gioca quando scendono in campo Messina e Reggina.

Sono tante in Campania le squadre iscritte ai campionati di calcio; dal Napoli fino alla Serie D si possono contare una ventina di club e, oltre ai partenopei in Serie A, solo Benevento e Salernitana giocano in Serie B. Tante squadre, tante inimicizie e nemmeno un nome. I derby nostrani degli anni ’80 furono caratterizzati con la Cavese e la Nocerina. L’inizio degli anni ’90 da quelli con l’Avellino e, nel nuovo secolo, quello forse più atteso, vide incrociare tacchetti e cori con i napoletani. Mai però un nome ha realmente unìvocato un evento sportivo, chissà… forse perché almeno sugli spalti avrà avuto ben poco, appunto, di sportivo. Questo fino ai giorni nostri, quando, negli ultimi anni almeno, i derby più sentiti sono stati quelli con il Benevento. Un incrocio che rischia di stringere uno storico gemellaggio! Mai, infatti, i supporter della Salernitana avevano avuto un rapporto di amicizia con una squadra campana.

Dopo però striscioni e cori di reciproco sostegno oggi viene in mente quello che può apparire come un insignificante particolare… che di insignificante ha però ben poco. Il nome. Perché qui non si fa la storia, la storia si è già raccontata ed è accompagnata da ben oltre 2700 anni della nostra cultura del mezzogiorno italico.

Da Fratte al Sannio

Derby del Sannio, Derby del Principato! Ecco, potrebbe chiamarsi in uno dei due modi. Probabilmente la prima scelta lascerebbe più che un dubbio nei salernitani e tanti saluti al derby dell’amicizia. Forse il secondo farebbe, invece, felice entrambe le fazioni. Perché da Fratte? Nella frazione salernitana a nord dal centro cittadino e verso la valle dell’Irno, un bel po’ di tempo fa nasceva parte di quella che è la tradizione di Salerno, ciò avvenne per mano degli etruschi. Accadde però che qualche anno più tardi furono proprio i sanniti ad occupare del fondo valle fino al III secolo A.C., tanto che gli scavi dell’ultimo ventennio hanno portato alla luce frammenti di entrambe le civiltà nello stesso sito archeologico. Qualche anno più in là, giusto un migliaio circa, e siamo per l’esattezza nell’851 D.C., fu Siconolfo a trasferire da Benevento il principato, dopo aver vinto uno scontro di una decina d’anni con Radelchi, assassino di Sicardo, fratello di Siconolfo, il quale gli riconobbe la sovranità sull’attuale regione salernitana. Nell’accordo il Principato di Salerno godé della sovranità di alcuni castelli, tra questi c’erano anche quelli di Avellino, Cosenza, Taranto e parte della Lucania. Nacque così il Principato di Salerno, da una costola di Benevento, altri mille anni prima del Regno delle Due Sicilie.

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Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino, giornalista, editore e scrittore. Ha lavorato presso Le Cronache, TuttoSalernitana, Granatissimi e SalernoinWeb ed è direttore di SalernoSport24. Alla radio ha lavorato presso Radio Alfa e RCS75 e attualmente è corrispondete di Radio Punto Nuovo per lo Sport salernitano. Ha pubblicato due libri: Angusti Corridoi (2012) con la casa editrice Ripostes, e La vita allo specchio - Introspettiva (2020) con la Saggese Editori, con prefazione dello scrittore Amleto de Silva.
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