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Peppe Nocera: “Ciccio ha spinto quel pallone in porta insieme a Diop”

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Con il campionato giunto al termine con la salvezza conquistata al 97°, la Paganese si gode un meritato riposo. Per trarre un bilancio di questa stagione abbiamo contattato Peppe Nocera, responsabile dell’area comunicazione del club.

Intervista a Peppe Nocera

Una vita intorno alla Paganese. Con questa frase potremmo sintetizzare la conversazione avuta con Peppe Nocera. Nocera attualmente, è responsabile dell’area comunicazione del club azzurrostellato, ma in precedenza ha seguito la Paganese tramite Telenuova insieme a Ciccio De Vivo, ex addetto stampa del club liguorino.

Peppe Nocera, inoltre ha scritto in onore dei 90 anni del club festeggiati nel 2016 il libro: “Storia e storie della Paganese. Novanta anni di emozioni”.

Il libro è un viaggio nel tempo per festeggiare e ricordare i 90 anni di vita della società azzurrostellata festeggiati nel 2016.

Si è concluso sabato un campionato assurdo. Al 90° eravate praticamente in Serie D, al 97° siete risaliti dall’inferno. Cosa hai provato in quegli attimi?

«Come ben sai, ho vissuto la situazione in modo particolare. Sul rilancio di Baiocco guardavo solo l’arbitro, affinché non mettesse il fischietto in bocca. Avevo perso anche la cognizione del tempo, quindi non sapevo nemmeno quanto mancasse alla fine della gara. Ho visto solamente Diop davanti al portiere, ma non sono riuscito a seguire lo sviluppo dell’azione. È stato un passaggio dall’inferno al paradiso in pochi minuti. È stato un’ qualcosa di miracoloso, ero vicino al fratello di Ciccio De Vivo e dopo il gol ci siamo abbracciati. Secondo me, qualcuno dall’alto ci ha messo dalla sua mano».

La Paganese con la conferma di mister Di Napoli ha già gettato le basi per la prossima annata. È difficile parlarne ora, ma cosa ti aspetti da questa scelta?

«È una scelta di continuità. Come ha detto il presidente è un segnale di ripartenza immediata, con idee chiare che faranno riflettere sugli errori che ci sono stati nel corso di questa stagione. Però le scelte sono sempre considerate in riferimento alla gestione della Paganese che, non deve andare oltre le proprie possibilità.

L’obiettivo principale è sempre quello di avere i bilanci a posto e poi guardare all’aspetto tecnico. Ogni scelta si fa in base a questo criterio fondamentale per la sopravvivenza del club, che poi è la ragione per cui la Paganese si appresterà ad affrontare per il sedicesimo anno consecutivo la Serie C. Se non viene gestita in questo modo, purtroppo la situazione può saltare da un anno all’altro. Logico, che ogni stagione va a seconda del budget speso; se ci sarà anche un coinvolgimento di nuove forze economiche che possono dare un contribuito in quest’anno di ripartenza dopo la situazione COVID si potrà vedere una Paganese che potrà raggiungere l’obiettivo prefissato con meno sofferenza».

L’anno prossimo sarà il sedicesimo anno consecutivo in Serie C. Un commento sulla stagione appena trascorsa e secondo te qual è la forza di questa società?

«La forza è quella esperienza maturata nel corso degli anni. Saper gestire le proprie forze e quindi non fare il passo più lungo della gamba. I giovani danno linfa a questa struttura ed è ovvio che, essendoci più giovani si va incontro ad un abbassamento del tasso tecnico, quindi l’obiettivo della Paganese è quello di valorizzare i giovani e trovare giovani adatti da inserire in un struttura di esperti, che sono la colonna portante della squadra. Questa stagione avevamo puntato su alcuni esperti e su alcuni giovani, che hanno portato degli introiti, ma a gennaio abbiamo capito che questa scelta pagava dal punto di vista economico ma non dal punto di vista tecnico.

Comunque, è stata una stagione particolare per tutti, ma forse i pochi punti fatti nel girone d’andata che hanno compromesso la salvezza diretta. Nel girone di ritorno abbiamo totalizzato 20 punti, solo 12, invece nel girone d’andata, però con un pizzico di fortuna si poteva conquistare qualche punto in più. C’è da considerare, che purtroppo mister Erra ha avuto delle difficoltà oggettive post-COVID. L’ultimo periodo tra infortuni e altro hanno condizionato il tutto. Ci mancano tanti punti persi per un non nulla: il rigore sbagliato con la Cavese, il gol preso al 90° con il Bisceglie, il gol subito con il Teramo negli ultimi minuti». 

Quest’anno sei diventato responsabile della comunicazione del club. Che differenze ci sono rispetto al semplice ruolo di giornalista?

«C’è un maggiore impegno e una maggiore responsabilità. È stato un anno difficile e travagliato che, ha segnato anche me dal punto di vista lavorativo. Dall’interno si vedono le tante difficoltà che non appaiono all’esterno. Dall’esterno sembrerebbe tutto facile, mentre dall’interno è tutto più complicato e diverso. Però, con me ci sono anche altri ragazzi come Mirco Sorrentino (addetto stampa), Davide Attianese (fotografo ufficiale) e Alfonso Amarante (social media) che stanno portando avanti il lavoro fatto da Ciccio De Vivo negli anni precedenti».

Un anno fa, ci ha lasciato prematuramente Ciccio De Vivo. Ci puoi raccontare qualcosa aneddoto sulla sua persona? Inoltre, quest’anno tante squadre l’hanno ricordato consegnandovi una maglia celebrativa

Tante squadre hanno ricordato Ciccio quest’anno. Voglio ricordare la Cavese, il Catania, il Bisceglie, il Potenza infatti, quasi tutte le società hanno ricordato a loro modo Ciccio. Questo ci ha sorpreso, non per il gesto ma per quello che Ciccio ha lasciato a loro. Ha lasciato la sua gentilezza, la sua bontà d’animo poiché aveva dei modi molto semplice di fare. Io ho condiviso molto con Ciccio, ricordo i tempi di Telenuova dove lui era il cameraman e io l’inviato agli allenamenti, ai ritiri e alle gare della Paganese.

Voglio ricordare il suo grande amore per la Paganese, era appassionato di questi colori e amava la sua città. Aiutava tanto la Caritas locale, ed era uno dei primi ad essere presente per andare a Lourdes con il “treno bianco” e quindi forse, qualcuno dall’alto ha scelto chi portare lassù perché, probabilmente sapeva che era diverso da noi altri. Non c’è un aneddoto particolare, ma voglio ricordare come detto prima, che era disponibile con tutti anche se gli veniva chiesta una cosa 5 minuti prima, lui era sempre pronto ad aiutarti».




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Ugo D'Amico
Ugo D'Amico
Classe 1996, giornalista pubblicista dal 2022 e prossimo alla laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali. Nato praticamente con una palla tra i piedi, ma vista la scarsa qualità il sogno ora è di raccontare le mille emozioni che regala quel magico prato verde. Sono cresciuto seguendo le gesta di: Del Piero, Buffon, Ronaldo, Messi e tanti altri. Appassionato di calcio locale, passione che permette di capire a 360° le innumerevoli sfaccettature che sono presenti in questo fantastico mondo.

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