SALERNO. Il gol spesso è una liberazione, figuriamoci per quegli attaccanti che vivono per il gol… figuriamoci per Milan Djuric quindi. Dell’attaccante bosniaco s’è detto di tutto e forse questa a Salerno è stata, fin qui, la sua esperienza più difficile in carriera.
Il gol di Milan Djuric nel deserto dell’Arechi
Mentre fuori allo stadio 400 persone incitavano la liberazione della Salernitana, tra le mure dell’“Arechi”, Milan Djuric trovava il gol della liberazione. Non ha mai mollato il bosniaco, anche quando è stato costretto alla panchina. Va detto che da lui non ci si aspettava certo la vetta della classifica, ma una dote di 6/7 gol, così come ha spesso fatto, sicuramente. È spesso mancato anche nell’appoggio ai compagni di reparto.
Ieri Gregucci, va detto, non lo aveva certo agevolato con quello strano modulo senza attaccanti a cui appoggiare la palla, e anche così la porta era risultata più stretta anche ieri. Non a caso, l’ingresso di Rosina lo ha stimolato.
In senso generale Vicario, il portiere dei veneti, sembrava in giornata di grazia. E proprio dalla grazia nasceva il gol: invenzione di Rosina dalla destra, palla a giro, e bacio a stampo sul palo. Chiunque dei 1.912 presenti si sarà sentito libero di imprecare il tutto calendario in ordine cronologico. La sfera però decide di non essere dalla parte di Vicario per un istante, quello buono per far passare il pallone anche dalle parti di Djuric che ricorda di avere qualcosa di buono anche nei piedi. Zampata vincente e gol… a porta vuota, ma ieri solo a porta vuota si sarebbe potuto segnare.
Mancano 7 partite alla fine del campionato. Nessuno ormai si aspetta qualcosa di più dalla Salernitana, se non un segnale dalla società, ma questa è un’altra storia. Semmai Djuric ieri ha dimostrato, non con il gol ma con l’impegno, di poter fare molto di più di quanto dimostrato fino ad ora. Vediamo se La Spezia lo confermerà, Gregucci permettendo.