Sabato la Salernitana scendere in campo contro il Monza, dalla TV la seguirà Massimo Borgobello che ha vestito le maglie di entrambe le squadre. La partita della 26ª giornata di Serie A 2023-2024 mette in palio i tre punti che potrebbero tenere in vita i Granata, soprattutto da un punto di vista morale, poiché la matematica non li condanna e ci sono in palio ancora molti punti. Per l’occasione Radio Punto Nuovo ha intervistato l’ex attaccante.
Massimo Borgobello a SalernoSport24
La Salernitana attende il Monza, e i tifosi sperano che i giocatori scenderanno in campo con un altro atteggiamento, diverso da quello visto a Milano. Serve la vittoria, servono i tre punti e serve ritrovare il morale per fare una importante rush finale di campionato. Radio Punto Nuovo ha intervistato l’ex attaccante, oggi procuratore sportivo, che sembra avere le idee chiare sulla strada da seguire.
Un attaccante così…
Massimo Borgobello, mitico cecchino della serie cadetta dove ha fatto le fortune della Ternana soprattutto, in cui ha avuto compagni di squadra che hanno scritto pagine importanti del calcio italiano, tra cui Miccoli, Grabbi, Zampagna, e sfiorando una promozione in A. In più poi i passaggi, quasi fugaci tra Salerno e Monza. Le due squadre si affronteranno sabato e vivono presenti totalmente opposti.
Oggi che vede il calcio dagli spalti, da calciatore che viveva per il gol, le piace più un reparto offensivo impostato a tre o a due attaccanti?
«Il calcio è molto diverso rispetto ai miei anni, soprattutto un elemento, il VAR. È un organo di controllo che vede tutto, e verifica che ci siano meno errori. In Serie B, dove vanno in campo anche delle qualità caratteriali, molto è filtrato proprio per il VAR. C’è molta più correttezza da questo punto di vista e i falli sono molto meno cattivi. A me piace che si giochi bene e lo si può fare a due o tre attaccanti, la differenza la fanno gli interpreti e le condizioni ambientali che stanno vivendo, l’importante è giocare bene e fare risultato attraverso il bel gioco».
In campo dava l’idea di non arrenderti mai. Qual è la medicina che può aiutare la Salernitana ad uscire dalla crisi?
«Ci potrebbero essere diversi elementi che passano attraverso l’allenamento, attraverso le persone. Con un certo carattere ci si nasce, ma bisognerebbe conoscere bene i giocatori, a quelli che ci tengono, non solo alla maglia ma proprio per una questione personale al ‘non arrivare secondo’. Poi il calcio è cambiato molto, la Serie A non è la Serie B, ci sono squadre che hanno qualità tecniche, e pur non avendo un certo tipo di carattere, vincono lo stesso. Per cui quando ti trovi in una determinata posizione di classifica, è molto importante avere quelle qualità che vanno a compensare la tecnica. La classifica della Salernitana purtroppo parla chiaro. Serve una unione d’intenti, ma anche dei regolamenti interni al club che partano dalla dirigenza, passando per i direttori, l’allenatore, i giocatori».
Parlando di giocatori c’è un campione del mondo e poi Candreva ed Ochoa. Sono calciatori che potrebbero dare quel qualcosa in più?
«Sicuramente sì. Perché se serve la freschezza dei giovani, serve anche una unità. Poi giocare con una spada di Damocle sulla testa non è facile, perché si va in campo sapendo che bisogna vincere».