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Claudio Lotito sulle colonne de Il Mattino qualche giorno fa

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La sua Salernitana era un pezzo di carta. «Neanche, non c’era neanche quello quando ci iscrissero in Eccellenza, prima del ripescaggio in serie D». Claudio Lotito e Marco Mezzaroma, suo cognato, sono i proprietari del club granata che tra quattro mesi, il 19 giugno, festeggerà cent’anni di storia. «Abbiamo delle idee per quella data e vorremmo svilupparle con i tifosi, il vero dodicesimo uomo in campo».

Ecco l’intervista che Claudio Lotito rilascia a Il Mattino

Lotito interrompe il lungo silenzio sulla Salernitana in questa intervista a cuore aperto con Il Mattino perché vuol fare chiarezza sui programmi e sul rapporto con la città. «Non è un appello, ma un invito a riflettere sulla necessità che vi sia compattezza in questo ambiente se davvero si vogliono raggiungere degli obiettivi».

Lotito, l’obiettivo di questa stagione sono i playoff distanti al momento due punti?

«Il ragionamento è più articolato e parte dalla considerazione sui cent’anni della Salernitana, in cui vi è serie C al 90 per cento, qualche comparsa in serie B e due apparizioni in serie A. Io e mio cognato stiamo compiendo significativi sforzi dal 2011 per rendere forte e inattaccabile questa società, per dare una continuità gestionale che è mancata a Salerno, dato che vi sono stati due fallimenti. E, a proposito della squadra, questo è il quarto campionato in B. Il risultato si raggiunge se c’è compattezza, non se emerge discrasia. Contestazioni a priori tolgono serenità a staff tecnico e squadra. Questi condizionamenti creano problemi, Colantuono e Vitale sono gli ultimi esempi».

Perché Colantuono?

«È stato l’allenatore a voler lasciare. Non perché avesse problemi con la società o la squadra, ma perché non sopportava pressioni che sconfinavano in offese. Mi ha detto: ma lei come fa? Io non ho di questi problemi perché non mi lascio intimidire da certe situazioni. Io non mollo, sono pronto al muro contro al muro. Presi un impegno con il sindaco dell’epoca di Salerno (De Luca, ndr) e lo mantengo. Per gli allenatori o i giocatori è diverso. Sa quanti hanno deciso di andare via, o di non venire, per le pressioni della piazza? L’ultimo è stato Vitale, che si era stancato di essere continuamente beccato».

Forse ci sono tifosi che contestano perché vorrebbero di più, aspirano alla serie A? Ma è vero che lei, proprietario della Lazio, non è interessato alla promozione della Salernitana perché altrimenti dovrebbe cederne la proprietà?

«Balle, messe in giro ad arte. È vero il contrario perché se avessi intenzione di lasciare la Salernitana dovrei aspettare la promozione in A per cederla al migliore pezzo. Avrei tutto l’interesse, dunque. Sia chiaro che il prezzo lo stabilisce chi cede e non chi acquista. Nel caso della Salernitana, peraltro, non c’è nulla. Mi arrivano voci su cordate e su ipotetiche offerte per pochi milioni… Di concreto, zero. E poi: sa quanti milioni abbiamo messo io e mio cognato in questo club? Venti. E alla fine di ogni stagione ne tiriamo fuori quattro o cinque per arrivare in pareggio. Le aspirazioni sono legittime, però bisogna confrontarsi con la realtà: chi è alto un metro e cinquanta non può pensare di diventare di un metro e ottanta. E occorre anche fare i conti con la storia di questo club, con i risultati che ha ottenuto. Noi siamo partiti dalla D, abbiamo vinto tre campionati, la Supercoppa e la Coppa Italia di Lega Pro, mai vinti prima nella storia della società. Tutti vorremmo conquistare la Champions, però…».

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Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino, giornalista, editore e scrittore. Ha lavorato presso Le Cronache, TuttoSalernitana, Granatissimi e SalernoinWeb ed è direttore di SalernoSport24. Alla radio ha lavorato presso Radio Alfa e RCS75 e attualmente è corrispondete di Radio Punto Nuovo per lo Sport salernitano. Ha pubblicato due libri: Angusti Corridoi (2012) con la casa editrice Ripostes, e La vita allo specchio - Introspettiva (2020) con la Saggese Editori, con prefazione dello scrittore Amleto de Silva.
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