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“La storia dello sport a Salerno”: la nascita dello stadio Arechi

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Continua la nostra rubrica dedicata a “La Storia dello Sport” a Salerno. La storia della nascita dello stadio Arechi, teatro di epiche vittorie… ma anche amare sconfitte.

Stadio Arechi di Salerno, origine e storia del cuore dello sport cittadino

il 1° settembre del 1986, l’allora sindaco di Salerno, il democristiano Michele Scozia, firmò la convenzione per la costruzione dello Stadio Arechi con la SICOAP (Società italiana concessione appalti pubblici) di Napoli, su progetto degli architetti Della Monica e Spezzaferri. Nel 1987, con l’elezione a sindaco del socialista Vincenzo Giordano, per Salerno si prospettava l’epoca delle cosiddette grandi opere. Tra queste, rientrava anche il nuovo stadio, che avrebbe sostituito il vecchio catino infernale “Donato Vestuti”. I lavori per il nuovo impianto presero il via nella prima metà del 1988, dopo che la UEFA concesse l’utilizzo dei fondi del mondiale “Italia ’90”.

Cenni storici, l’inizio, lo svolgimento e la conclusione dei lavori

In realtà, della costruzione del nuovo impianto se ne parlava già dai primi anni ’80. Nella zona individuata, in via Allende, all’epoca sorgevano diverse aziende che affacciavano sul lato mare. Tra le varie ditte di autodemolizioni e di prodotti per la casa, come “La casa del vetro”, c’era la ditta di lavori in ferro “F.lli Avino”, oggi nei pressi di via Wenner, nella zona industriale di Salerno. Si può dire che i fratelli Avino furono i primi a doversi trasferire a causa dell’inizio dei lavori. Il terreno sul quale era situata l’officina, infatti, fu il primo ad essere espropriato. E proprio il cancello aziendale della “F.lli Avino” divenne l’ingresso del cantiere per il nuovo stadio, proprio quello che, attualmente, è il viale principale che dà accesso all’impianto sportivo di via Allende.

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L’idea di un nuovo stadio maturò per la (sempre più crescente) inadeguatezza dello “stadio Vestuti” ad ospitare le gare casalinghe della Salernitana. La capienza, infatti, era ridotta a poco più di 10 mila persone. In più, l’impianto era circondato dai palazzi della città che “fornivano ospitalità” durante le partite ad un numero importante di tifosi. Un aspetto che, gioco forza, finiva per gravare sulle casse societare. Alla fine, lo storico stadio di Piazza Casalbore chiuse ufficialmente i battenti con l’ultima partita del campionato ’89/’90 contro il Taranto. Gara che sancì l’indimenticabile promozione di Agostino Di Bartolomei e compagni in Serie B dopo 24 anni consecutivi trascorsi nelle sabbie mobili della C.

I lavori per lo stadio, iniziati nel 1988, si conclusero in tempi record nel 1990, frutto di un lavoro incessante che andava avanti persino di notte. Il nome “Arechi” venne scelto soltanto il 25 febbraio dalla Commissione Toponomastica. L’impianto prende il nome da Arechi II, principe e duca longobardo vissuto nell’ VIII secolo, che spostò la corte del ducato da Benevento a Salerno. Uno “spostamento” che consentì la riorganizzazione dell’assetto urbanistico e difensivo della città. Dopo una lotta serrata, il Principe Arechi la spuntò all’ultimo su “Valese”, “Viani”, “Del Mare” e “Tirreno”. Un’intitolazione che vale, a tutt’oggi, il soprannome di “Principe degli stadi”.

La struttura e l’esordio della Salernitana nel nuovo stadio

Lo stadio ha una struttura in cemento armato a pianta rettangolare, con le tribune divise in quattro settori simmetrici (uno per ciascun lato) senza raccordi angolari. Il pubblico di casa prende posto nelle due tribune laterali e nella Curva Sud (intitolata dal 2010 al defunto capo ultrà Carmine Rinaldi, detto Siberiano), fatta eccezione della Curva Nord che, in passato, ha comunque ospitato anche i tifosi granata. Ad oggi, infatti, dopo la chiusura del settore superiore, la Curva Nord può ospitare soltanto i supporter avversari nella parte inferiore. La tribuna, invece, è stata intitolata al compianto presidente Giuseppe Soglia.

In un primo momento lo stadio prevedeva ben 45mila posti a sedere, ma grazie alla ristrutturazione avvenuta nel 1998 i posti furono portati a 50mila. Infine, a seguito delle modifiche legislative previste per gli impianti sportivi, la capienza è stata ridotta a 38mila posti.

L’impianto venne inaugurato l’8 settembre del 1990 con la partita di campionato SalernitanaPadova. La gara, la prima dopo il ritorno in B dei granata, terminò a reti inviolate e senza troppi sussulti. Per l’esordio, l’accesso era consentito solo a tribuna e distinti, mentre le curve videro luce solo a metà campionato. Il primo gol della Salernitana nel nuovo stadio porta la firma di Nicola Martini nell’1-1 casalingo contro l’Udinese alla terza giornata di campionato. Al contempo, il primo gol subito della storia proprio in quella partita, fu siglato da Nestor Sensini, difensore argentino che, successivamente, fece le fortune di Parma e Lazio.

La prima gara dopo la denominazione “Arechi”, invece, fu il derby contro l’Avellino del 3 marzo ’90 terminato 1-1 con le reti di Ceramicola per i granata e l’autorete di Lombardo per gli irpini.

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Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino, giornalista, editore e scrittore. Ha lavorato presso Cronache di Salerno, TuttoSalernitana, Granatissimi ed è direttore di SalernoSport24. Alla radio ha lavorato presso Radio Alfa, e attualmente conduce due programmi sportivi a RCS75 - Radio Castelluccio, Destinazione Sport e Destinazione Arechi. Ha pubblicato due libri: Angusti Corridoi (2012) con la casa editrice Ripostes, e La vita allo specchio - Introspettiva (2020) con la Saggese Editori, con prefazione dello scrittore Amleto de Silva.
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