Ivan Radovanovic, per l’occasione ospite del podcast online “Il Terzo Uomo”, si è soffermato sull’esperienza a Salerno e ha raccontato alcuni aneddoti sulla famosa cavalcata del “7%”.
Radovanovic ospite de “Il Terzo Uomo”
Ivan Radovanovic è tornato a parlare della sua esperienza a Salerno. Su precisa domanda dell’intervistatore del podcast, l’ex centrocampista di Atalanta, Genoa e ChievoVerona si è soffermato brevemente sulla sua parentesi in maglia Salernitana ricalcando nella memoria collettiva la storica impresa salvezza dei granata in Serie A targata Davide Nicola.
Sul tema, queste sono state le sue parole: “Mi ha chiamato Walter Sabatini e mi ha definito un leone in gabbia. E a lui serviva una persona per uscire della gabbia, perchè voleva provare a salvarsi. Io all’epoca avevo 34 anni e chiesi un anno e mezzo di contratto perchè dovevo spostarmi con la famiglia, per me l’eventualità di giocare nuovamente in Serie B con la Salernitana non era un problema e avrei lottato per riportare la squadra in A”.
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Una volta arrivato a Salerno, il centrocampista serbo trovò a disposizione un gruppo ben unito e organizzato: “Quando arrivai, al timone della squadra c’era ancora mister Colantuono che avevo avuto per un breve periodo anche anni prima all’Atalanta. Pareggiammo un paio di partite e il mister venne esonerato, poi arrivò Davide Nicola che avevo avuto a Genova poco prima. In allenamento, mi giro e vedo intorno a me gente come Franck Ribery, Federico Fazio o Simone Verdi. Walter Sabatini aveva allestito una squadra da Europa League!”.
Sul gruppo che si era formato quell’anno: “La forza vera per pensare a quella scalata clamorosa ce la diedero i reduci dalla stagione precedente che ci hanno accolto bene e ci hanno spronato ad integrarci in maniera molto rapida. Molti di noi venivano da una lunga inattività, e questo non è da trascurare: ogni tanto mi metto a guardare i video ed è stata una esperienza semplicemente meravigliosa anche perchè dopo quattordici anni in Italia per la prima volta andavo a giocare al sud”.
Sui tifosi: “A Salerno tutti cantano non dal primo minuto della partita, ma da prima ancora che inizi la gara, dal riscaldamento. Addirittura ricordo l’accoglienza al pullman quando arrivavamo nei pressi dello stadio. Purtroppo il secondo anno è stato meno bello per via di persone che solo successivamente sono entrate nel club: mi dispiace che la mia esperienza a Salerno sia finita così”.
Su Ribery: “Mi ha impressionato per la sua professionalità, non era al top e infatti ha smesso poco dopo per i suoi problemi al ginocchio. Ogni giorno ci ha sempre aiutato, sia dentro ma soprattutto fuori dal campo dove con le sue battute spesso stemperava momenti di grande tensione. Per me Franck, al di la del giocatore, è una persona veramente gentile che ti mette sempre al suo pari livello”.
Mentre Ederson: “Sabatini sceglieva uomini di esperienza e siamo arrivati tutti, o quasi, a parametro zero o in prestito da verie squadre. Ederson fu l’unico ad arrivare a Salerno per circa sei milioni di euro e non puoi pensare che Sabatini sbagli questo tipo di colpo. Ogni tanto si è lamentato per l’intensità degli allenamenti: con mister Nicola si lavora, ma già da subito si intravedeva grande talento e grande qualità”.