Io la penso così: il calcio che calpesta anche i Santi
Una volta si diceva In amore e in guerra tutto è permesso. Oggi la favola è cambiata e a farne le spese sono i tifosi. Non è retorica e tanto meno un punto di vista. Da quel 24 settembre 1999 il futuro del calcio della Serie B non è più stato lo stesso, quando per la prima volta il calcio cadetto entrava nei salotti di Telepù. La partita trasmessa? Genoa-Salernitana 3-0.
Nel mondo del calcio tutto è permesso meno che ai tifosi. Uno striscione come Odio eterno al calcio moderno oggi non sarebbe permesso ma renderebbe l’idea esatta di quello che oggi il calcio. Si è passati da un eccesso all’altro, maree di soldi di guadagno per i club, e una irrisoria quota investita. Dove? Nei tornelli logicamente. Non un euro speso negli impianti, né una legge chiara e determinante che consenta ad un club di diventare proprietario di uno stadio. Un modo di diversificare gli introiti dai proventi… delle tv! Ed è qui che si arriva! E’ qui che tutto il castello crolla e si mette sulla bilancia il malessere davanti ad una fede… cattolica. Alla prima in trasferta della Salernitana c’era stato l’obbligo di scendere in campo nonostante lo stesso terreno di gioco risultasse un campo di patate, pericoloso per i calciatori, e dietro i messaggini dell’agronomo della Lega il sospetto dell’ombra di DAZN era già qualcosa di più valido; questa volta il sospetto non c’entra nulla, questa volta c’è la chiarezza, questa volta c’è la RAI che ammette candidamente che dei tifosi non gliene può fregà de meno.
Nel frattempo la prossima settimana a Salerno si festeggia le festa patronale e, ne siamo certi, non sarebbe cambiato nulla se la partita si fosse giocata all’Arechi. Forse, tanti forse, si sarebbe preso in considerazione uno slittamento di orario – o chissà, addirittura di un giorno – per ordine pubblico. Certamente non nel rispetto del tifoso medio, che non può avere famiglia, non può avere fede (se non quella calcistica) ma deve fare una sola cosa, mettere mano al portafogli e pagare soldi, anzi soldoni, per guardare lo spettacolo. Vien voglia di tornare bambini, e se i compagni di giochi non piacciono, portare via la palla.