Abbiamo intervistato Alberto Gentile, pilone della ZO, Zona Orientale Rugby Popolare Salerno. Il rugbista della compagine salernitana ci ha parlato sia dell’attuale stagione, interrotta bruscamente a causa del Coronavirus, sia del futuro.
Alberto Gentile della ZO
Abbiamo intervistato il pilone della ZO Rugby, Alberto Gentile. Il rugbista della compagine salernitana ci ha parlato dell’importanza del rugby, della sportività e dei buoni propositi della sua squadra. L’intervista, però, non poteva non cominciare con la notizia dell’annullamento dei campionati da parte della FIR (Federazione Italiana Rugby).
Partiamo dalla fine: è arrivato il comunicato della FIR. Come hai preso il comunicato sull’annullamento dei campionati?
«Ovviamente dispiace non poter portare a termine il campionato in cui, nonostante i tanti infortuni, avevamo fatto registrare enormi progressi. In questo momento, però, la nostra responsabilità come rugbisti e come sportivi, è di andare a sostegno di chi ha più bisogno, sia dal punto di vista sanitario che economico, e rischia di pagare più del dovuto questa crisi. È giusto non far prevalere altri interessi».
La ZO Rugby è una delle tante squadre “martoriate” dalla mancanza di un’impiantistica adeguata a svolgere le attività. Da questo punto di vista, com’è andato il campionato?
«Quest’anno è stato per noi molto importante perché, attraverso la Parrocchia di Sant’Eustachio, abbiamo ottenuto in concessione il campo “24 maggio 1999”, dopo anni di tira e molla con il comune. Inoltre, sempre quest’anno, abbiamo esordito per la prima volta al “Vestuti” in una partita ufficiale di campionato. Il bilancio è sicuramente positivo, e invitiamo il Comune di Salerno ad aprire e/o riqualificare tutti gli impianti sportivi chiusi o abbandonati, soprattutto in periferia. Grazie allo sport, infatti, è possibile diffondere valori positivi quali la solidarietà, la socialità, il rispetto verso l’altro, e creare senso di comunità anche lì dove la situazione socio-economica dei residenti è più precaria».
E dal punto di vista tecnico?
«Confermiamo la nostra crescita nonostante, come dicevo prima, i tanti infortunati. La speranza è quella di ricominciare a giocare e crescere».
Quando hai iniziato a giocare a rugby?
«Nel 2015, praticamente alla nascita della ZO. Chi l’avrebbe mai detto che avrei esordito in un campionato di rugby a 30 anni suonati».
Quindi appuntamento al prossimo campionato: sempre con la ZO?
«Ovviamente sì, anche se in realtà, nonostante la pandemia, le nostre attività non si fermano. Abbiamo lanciato, infatti, la campagna #sangheanema. Essa è finalizzata per sensibilizzare la cittadinanza sull’importanza di non far calare donazioni di sangue nonostante la psicosi; a breve, inoltre, lanceremo delle iniziative volte a sostenere le fasce più deboli del quartiere di Sant’Eustachio – precari, disoccupati, lavoratori in nero – dove, a causa del blocco delle attività lavorative, tante famiglie stanno riscontrando serie difficoltà a sostenersi. La solidarietà è un’arma, usiamola!».
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