Lo sport come occasione di riscatto: l’Indomita Pagani, in collaborazione con la Folgore Nocera, ha restituito al popoloso centro dell’Agro il suo campetto di basket. Ne abbiamo parlato con il dirigente della storica squadra giovanile, Carlo Mancino.
Indomita Pagani e Folgore Nocera insieme per il basket
Un messaggio di speranza per Pagani e per tutti gli appassionati di basket dell’Agro: Indomita e Folgore Nocera hanno raddoppiato le forze per riportare in vita il playground del centro sociale, dedicato alla memoria di Kobe Bryant. A due giorni dall’inaugurazione del campetto, abbiamo intervistato in esclusiva il dirigente dell’Indomita Carlo Mancino.
Cosa significa per la città di Pagani ritrovare un luogo di socializzazione, prima ancora che un semplice impianto sportivo, come il playground del centro sociale?
«La sua importanza è enorme: parliamo infatti di un campetto abbandonato da più di vent’anni, benché qualche appassionato abbia provato comunque a giocarvi. Da tempo avevamo a cuore questo progetto, con il quale siamo riusciti a ridurre i disagi dovuti alla chiusura delle palestre per la pandemia. Siamo molto soddisfatti di questo risultato, che non avremmo potuto raggiungere senza l’aiuto dell’amministrazione comunale».
Quale impatto potrà avere sui più giovani?
«La riqualificazione del campetto procede di pari passo con un progetto di inclusione sociale, che consentirà ai ragazzi in difficoltà socio-economiche di allenarsi gratuitamente con la nostra società».
Da un’indagine del Laboratorio dell’adolescenza è emerso che il 56% dei giovani tra i 13 ed i 18 anni non ha svolto alcuna attività sportiva nell’ultimo anno. A causa del COVID-19, c’è il serio rischio di perdere un’intera generazione di giovani atleti. Cosa avete pensato di fare per riavvicinare i ragazzi al mondo dello sport?
«È una bella sfida. La riapertura del campetto è certamente favorevole, perché giocare all’aperto comporta meno disagi rispetto all’attività in palestra. Ci auguriamo che non si vada incontro a un’altra stagione di chiusure dovuta alle varianti. In ogni caso, abbiamo percepito un grande entusiasmo tra i nostri ragazzi dopo un anno e mezzo passato tra le mura di casa. Per loro è stato emozionante sentire anche il solo rimbalzo del pallone».