Al Grand Palais di Parigi il via alle gare olimpiche di taekwondo. A 16 anni di distanza dall’ultima volta, un’azzurra sul tappeto ottagonale: la salernitana Ilenia Elisabetta Matonti.
Ilenia Elisabetta Matonti fuori contro la turca Kavurat
Un ostacolo troppo duro da superare: Ilenia Elisabetta Matonti sconfitta dalla turca Merve Dancel Kavurat – numero 3 del tabellone – negli ottavi di finale del torneo olimpico dei 49 kg.
Dopo una partenza oltremodo contratta, la 19enne della ASD Bentis si è rilanciata nel secondo round, ma ha incassato un calcio da 2 punti che le è costato la sconfitta e, di conseguenza, l’eliminazione.
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La campionessa del mondo in carica si porta subito avanti con un calcio da 3 punti per poi incassare un’ammonizione che sblocca il segnapunti dell’azzurra. Pur provando a prendere le misure alla fortissima avversaria, Matonti non riesce a riagganciare Kavurat, che chiude la prima ripresa con nuovo affondo al tronco. 5-1.
Al via della seconda ripresa, l’atleta di Baronissi appare più decisa e più convinta, tant’è che Matonti prova ad affondare il colpo in un paio di occasioni. Un’altra penalità le regala persino un piccolo vantaggio, vanificato però da un nuovo calcio alla testa dell’avversaria, che si difende bene nel finale e passa così il turno.
Svanite le chances di combattere per il bronzo
Il 2-0 con cui la cinese Guo Qing ha sconfitto Kavurat nei quarti di finale ha definitivamente precluso a Matonti l’opportunità di disputare i match di ripescaggio: la salernitana sarebbe tornata in corsa soltanto se la turca avesse raggiunto la finale per l’oro.
L’azzurra saluta Parigi con la consapevolezza di essere all’inizio di un percorso particolarmente promettente: i risultati della stagione ormai in archivio (il titolo all’Open di Albania e il bronzo agli Europei Under-21) hanno proiettato Matonti in una dimensione inedita, alla quale dovrà pian piano abituarsi. Pertanto, il prossimo quadriennio olimpico sarà decisivo per acquisire piena consapevolezza del suo talento e, al tempo stesso, raggiungere la piena maturità tecnica e agonistica. Che, a ben pensarci, è il confine che separa un’ottima atleta da una campionessa.