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Il doppio ex Pisano: il legame con Salerno, il sofferto addio e la partita di venerdì

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Intervistato dalla nostra redazione, il doppio ex di turno, Giovanni Pisano, è tornato a parlare del suo periodo salernitano e del sofferto addio, senza dimenticare l’attualità. Ecco le sue dichiarazioni.

Giovanni Pisano: “Farò il tifo per la Salernitana”

Giovanni Pisano, ex capitano della Salernitana, ha vestito la casacca granata dal 1992 al 1996, siglando 63 reti, che lo rendono il miglior realizzatore nella storia del club. E chissà cosa sarebbe accaduto se un grave infortunio non l’avesse fermato proprio nel suo momento migliore. Dopo una stagione (1994-1995) chiusa da capocannoniere, in Serie B, fu costretto ai box per più della metà di quella successiva. I Granata, per la seconda volta consecutiva, terminarono l’annata al quinto posto, sfiorando la promozione in A.


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Da Salerno, nel 1996, si trasferì a Genova, sponda rossoblù, centrando un altro quinto posto, ad una sola lunghezza dalla Serie A. Esito analogo avrà la stagione successiva, vissuta indossando la maglia del Pescara. La sua è stata la carriera di un girovago, iniziata nella sua Sicilia (con il Siracusa) ed ivi conclusa, nel 2010, in Promozione, nelle fila del Real Avola. Nel mezzo, l’unica presenza in Serie A, nel ’92 con il Foggia di Zeman, e tante stagioni da protagonista tra B e C. Oggi, dopo aver tentato la carriera da allenatore, guidando anche gli Allievi granata, lavora come osservatore per la Fiorentina.

Lei a Salerno è un’autentica leggenda. Qual è il più bel ricordo salernitano che si porta dietro?

«Me ne porto tantissimi, perché ho un legame particolare con la città e con i tifosi. Tra i tanti, direi l’esordio allo stadio “Arechi”, in Salernitana-Palermo, con le tribune gremite, con la doppietta dopo mezz’ora, con la vittoria finale. Ma, a prescindere da questo, già da quel momento si è creato un legame speciale con la tifoseria. È successo proprio dal mio primo minuto in campo».

Quali furono le motivazioni dietro la sua cessione?

«Non era mia intenzione andare via, ma la società ebbe un’offerta economica molto importante dal Genoa. Io non ero d’accordo, perché a Salerno stavo bene, ero il capitano, avevo questo forte legame con la tifoseria. Pensa che, prima di firmare, sono andato tre volte, per volere della società, ad incontrare i dirigenti del Genoa in un hotel a Roma, e per tre volte non se n’è fatto niente. Me ne sono andato per tre volte.».

Poi a Genova è rimasto pochissimo (meno di un anno), riuscendo comunque a dare un contributo importante. Avreste meritato di più? Magari la promozione?

«Sì, abbiamo fatto un bel campionato ed io ero entrato nelle grazie del presidente Spinelli, che è una persona veramente a modo, e della tifoseria. Anche lì ricordo l’esordio, a Lucca, quando abbiamo vinto 4-1 ed ho segnato dopo 40″ dal fischio d’inizio: sai, per un attaccante è importantissimo segnare. Figurati quanto potesse esserlo per me, che se non facevo gol per due partite stavo male. Poi, purtroppo, con il cambio di proprietà, ho avuto dei problemi e sono andato via. Per quel che riguarda la promozione, fu un finale di campionato strano: si parlava di Serie A perché avevamo due partite facili, c’erano già le bandierine pronte. Poi abbiamo avuto la sfortuna di pareggiare una gara stregata a Ravenna».

Ma torniamo alla Salernitana. I tifosi hanno scatenato un’accesa contestazione nei confronti della squadra. Crede che, così facendo, si possa motivare un gruppo in crisi? Oppure pensa che si andrebbe a creare un ulteriore causa d’instabilità?

«Ti dico la mia: se una parte della tifoseria ha preso una posizione del genere, l’avrà fatto per rispondere a problematiche caratteriali. Magari hanno visto una squadra che ha lottato poco. Sicuramente non l’hanno fatto per i risultati in sé. Il tifoso salernitano tiene tantissimo alla squadra e non contesta spesso: vogliono spronare i calciatori e questo è un segno di amore e di affetto».

Cosa potrebbe portare Inzaghi a questa squadra a livello caratteriale e tecnico-tattico?

«A prescindere da tutto, bisogna affrontare le problematiche del gruppo e lavorare tantissimo a livello mentale. Pippo, come Sousa, è una leggenda, ha giocato a calcio ad alti livelli e saprà toccare le corde giuste. Insomma, ci può stare partire male, ma ad un certo punto si deve iniziare a vincere, altrimenti diventa difficile, a prescindere dall’allenatore. A Pippo faccio un grande in bocca al lupo».

Da ex attaccante, crede che affiancare a Dia una punta fisica come Ikwuemesi possa giovare all’attacco granata dal punto di vista realizzativo?

«Io parto dal presupposto che se ho due attaccanti bravi che possono giocare insieme li faccio giocare entrambi. Si deve trovare un modulo tattico in cui possano trovare spazio, in modo da sfruttare tutte le loro potenzialità».

Un pronostico per la partita di venerdì?

«Per la Salernitana sarà una partita delicata e difficile: ho visto giocare il Genoa più volte e mi ha fatto un’ottima impressione. Gilardino ha fatto da subito un ottimo lavoro. Comunque, una squadra come la Salernitana, che deve far punti per salvarsi, deve cercare di portare a casa il risultato in tutti i modi e contro chiunque. Io sono molto legato ad entrambe le squadre, ma spero vinca la Salernitana e sicuramente farò il tifo per lei.

Con questo vorrei sottolineare ancora una volta il mio affetto per i tifosi granata, ai quali mando un grande abbraccio».

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