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Genoa-Salernitana, Roberto Breda: “Ora bisogna stare vicino alla squadra”

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Il match tra Genoa e Salernitana i avvicina e proprio in occasione del match che introdurrà la prossima giornata di Serie A abbiamo avuto modo di intervistare Roberto Breda.

Genoa-Salernitana: la grinta di Inzaghi e il “bomber” Dia per il cambio di rotta

Genoa-Salernitana per un cambio di rotta. Contro il Cagliari non è arrivata la prima vittoria in campionato per i granata, ma si è visto in campo, finalmente, un ritrovato Dia che, dopo la rete di Viola nel finale, si carica la squadra sulle spalle portandola al pareggio. Grinta, fame e voglia: questi sono i tre capisaldi della dottrina di Inzaghi che sembra aver dato, anche se solamente in parte, nuova linfa a questa squadra.

Per ora la vittoria è rimandata. La squadra di patron Iervolino, proprio nel prossimo turno di Serie A, dovrà vedersela contro il Genoa allenato da Gilardino. Proprio in occasione del match che introdurrà la prossima giornata di Serie A abbiamo avuto modo di intervistare Roberto Breda.


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Contro il Cagliari non è arrivata la prima vittoria in campionato per la Salernitana, ma con un Dia così e con il carattere, e lavoro, di Inzaghi può essere questa la strada da percorrere per uscire dalla crisi?

«Nonostante la Salernitana abbia dei buoni elementi l’assenza di Dia ha mostrato che i granata, in quella zona di campo, hanno pochi attaccanti di ruolo così. La partita contro il Cagliari, ma anche i match della scorsa stagione, hanno dimostrato che Dia è quel giocatore che finalizza il lavoro di tutti quanti. Per questa ragione bisogna per forza recuperarlo e renderlo protagonista.

Credo sia ancora troppo presto per fare discorsi riguardanti modulo e tipo di gioco ma, sicuramente, vedere una squadra che dimostra questo tipo di carattere in campo è importante, e può essere una base ti partenza. Servirà, ovviamente, anche del tempo ad Inzaghi per capire quali sono le caratteristiche di determinati giocatori e trovare per loro il modo migliore per farli giocare e, poi, decidere che tipo di modulo utilizzare».

Nella scorsa annata il lavoro di Sousa ha inciso fortemente sul raggiungimento della salvezza. Secondo il suo punto di vista, ci sarebbe qualcosa da recriminare al portoghese in termini di gestione e di risultati? Oppure è stata anche una scelta troppo frettolosa da parte di Iervolino, così come fatto vedere con Davide Nicola?

«Per rispondere a queste domande bisognerebbe stare dentro la società e capire veramente cosa non è andato: perché è vero che dal momento in cui ti proponi al Napoli, annullando, in un certo senso, il rapporto costruito con la tifoseria, rischi di essere messo ulteriormente in discussione, specialmente quando non arrivano i risultati, ma è anche vero che la scorsa stagione Sousa ha fatto un ottimo lavoro. Secondo me, il portoghese ha quindi anche delle attenuanti.

Per dare però un giudizio più completo bisognerebbe capire, nelle varie dinamiche di mercato, come si è rapportato anche lui con la società e analizzare altri fattori. Rimane però il fatto che è un ottimo allenatore. Ora, però, bisogna guardare avanti e dare il tempo ad Inzaghi di lavorare e ritrovare la compattezza che, in ogni caso, si era persa».

Nell’ultima settimana le contestazioni da parte dei tifosi si sono fatte sentire e non poco. Da capitano, allenatore e, in primis, come persona legata in maniera indissolubile alla piazza di Salerno potrà essere la scintilla decisiva per questa squadra?

«Bisogna fare punti perché altrimenti diventa dura. È ovvio che tutte le sfide siano decisive e che ogni partita sia fondamentale, specialmente se giochi in Serie A. Ci sono, però, partite che hanno un peso specifico importante, ne è un esempio quella contro il Cagliari. Lì era importante vincere ma, alla fine, anche non perdere diventa un modo per non staccarsi dalle altre contendenti per la salvezza e fare un piccolo passo in avanti.

Aldilà dei risultati bisogna andare anche di pari passo con un discorso di crescita della squadra è su questo punto servirà del tempo, per fare ciò, però, bisogna anche stare vicino alla squadra, aldilà delle contestazioni, perché c’è un patrimonio, che è quello della Serie A, che bisogna preservare e che richiede l’unione di tutti quanti»

Fino ad oggi il Genoa ha conquistato otto punti contro delle avversarie tutt’altro che semplici, tutto ciò grazie ad un’identità sul campo. Le volevo chiedere come valuta il lavoro fatto da Gilardino fin qui e quanto ha inciso sulla crescita di giocatori come Gudmundsson, Frendrup, ma anche sullo stesso Retegui?

«Sì, ha fatto veramente un bel lavoro. Io ho avuto modo di rendermene conto giocandoci contro l’anno scorso e anche perché, quest’anno, ho avuto modo di vedere un paio di partite del Genoa dal vivo. Si vede che c’è il suo lavoro e che sta migliorando sempre. Retegui, che dovrebbe anche rientrare per la prossima partita, è un giocatore che sposta gli equilibri e che, per il Genoa, è fondamentale.

La Salernitana deve però pensare a sé stessa e fare la sua strada, specialmente ora che affronterà un avversario rognoso in uno stadio veramente ostico».

La storia di uno dei derby più antichi della storia della Serie A, quello tra Genoa e Sampdoria; non a caso lei affermo che: “Il derby è una storia a sé”. Visto che lei ha avuto modo di vestire entrambe le casacche le volevo chiedere se c’è un momento che ha vissuto in campo indelebile riguardo questa partita?

«È una partita speciale perché lo scenario che si viene a creare è sempre fantastico, con due realtà completamente diverse come Sampdoria e Genoa che, nonostante facciano parte della stessa città, hanno caratteristiche diverse. È vero che la Sampdoria non è più quella di una volta, ma la speranza è che la società ritrovi una solidità e un equilibrio che negli scorsi anni è mancata. È veramente un peccato che questo derby non ci sia in Serie A; non solo perché è sorprendente in campo, ma anche per l’apporto che i tifosi delle rispettive squadre danno dagli spalti, rendendo questa partita affascinante, ricca di entusiasmo e di passione».

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