mercoledì 22 01 25
spot_img
HomeEsclusiveFulvio Collovati: "Walter Sabatini figura carismatica. Giocatori scontenti? Controproducente tenerli"
spot_img

Fulvio Collovati: “Walter Sabatini figura carismatica. Giocatori scontenti? Controproducente tenerli”

spot_img
spot_img
spot_img
spot_imgspot_img

Nell’anticipo della 17ª giornata di Serie A, la Salernitana di Filippo Inzaghi affronterà il Milan di Stefano Pioli. Nodi da sciogliere soprattutto in casa granata, con l’ex allenatore della Reggina che dovrà scacciare via le voci sul possibile esonero, e quindi convincere la nuova dirigenza con una prestazione da dentro o fuori. Il Milan di Stefano Pioli, invece, è inevitabilmente chiamato a vincere. In occasione di questo match, abbiamo avuto modo di intervistare Fulvio Collovati.

Salernitana-Milan, le parole di Fulvio Collovati

Filippo Inzaghi, leggenda del club rossonero e attuale allenatore della Salernitana, sfiderà il suo passato in cerca di certezze, se non addirittura per cercare di ottenere la fiducia di Walter Sabatini e continuare l’avventura sulla panchina granata. Una incalzante reazione si è vista contro l’Atalanta, prima della debacle per 4-1. Rimane incontrovertibile la poca solidità della difesa, che continua ad a vacillare, e la poca concretezza dell’attacco.

Il Milan di Stefano Pioli arriva a Salerno con una rosa sì dimezzata, ma intenzionata a incanalare una striscia positiva di risultati. Obiettivo ben chiaro: conquistare il secondo risultato utile consecutivo. In occasione di questo match abbiamo avuto modo di intervistare Fulvio Collovati.


Potrebbe interessarti anche:


Walter Sabatini e Zlatan Ibrahimovic, due ruoli diversi, ma carisma da vendere e spalle larghissime per mantenere le pressioni addosso. Dopo la separazione burrascosa, Iervolino ha deciso di affidarsi nuovamente a Walter Sabatini. In ambito Salernitana, quanto peserà la figura dell’attuale DS sull’ambiente granata: sia come figura di riferimento nello spogliatoio, sia per quanto riguarda la situazione calciomercato?

«Walter Sabatini è sicuramente un personaggio carismatico che può avere un grande impatto, una figura che, specialmente nell’ultimo periodo, alla Salernitana è mancata; in particolar modo durante la precedente gestione di Paulo Sousa e nell’attuale parentesi in granata di Filippo Inzaghi. Mi sento di dire che è proprio per questa sua grande capacità di essere influente che è stato preso. Allo stesso modo, il Milan ha preso Zlatan Ibrahimovic perché rispecchia gli stessi caratteri: personalità, carisma e leadership. Tutte queste componenti spingono i giocatori a seguirti. 

I numeri nel calcio parlano chiaro: la Salernitana è la difesa che ha preso più gol – peggior difesa del campionato, con una media adesso superiore ai due gol subiti a partita (34 in 16 match, n.d.r.). La tenuta incostante di questa squadra passa anche per questo rendimento del blocco arretrato, bisognerà rinforzarsi in tal senso anche con dei centrocampisti che proteggano la fase difensiva. Il campionato è ancora lungo, e per trovare continuità bastano anche due/tre risultati utili consecutivi. Servirà, però, un cambio di marcia».

Si è parlato di giocatori scontenti dell’ambiente Salernitana, cosa ne pensa di questa situazione?

«Io ho una posizione ben chiara in merito: quando un giocatore vuole cambiare aria, non mettendo anima e cuore per la squadra e per la tifoseria, in particolar modo se di mezzo c’è una piazza passionale come quella di Salerno, tenerlo ad ogni costo in rosa risulterebbe una forzatura. Fare il contrario sarebbe controproducente sia per la società che per il giocatore.

Oramai sia il calcio che i calciatori sono orientati verso questa direzione. Ci si focalizza, per la stragrande maggioranza delle volte, solo sulla questione monetaria. Quando giocavo io, il denaro era sì importante, ma fino ad un certo punto. Era un elemento di secondo piano quando iniziavano a subentrare determinati valori come la passione».

A prescindere dalla questione Champions League, la vittoria per 3-0 contro il Monza non ha dissipato le incertezze sulla permanenza di Pioli. Pensa che l’attuale allenatore possa rimanere nei piani futuri del Milan, oppure si virerà su altre figure?

«Al netto della superiorità dell’Inter e del lavoro che sta facendo Allegri con la squadra che ha, Pioli è terzo in classifica e sta facendo meglio di Napoli, Roma e Lazio. L’unica nota negativa può essere l’eliminazione in Champions League, ma il Milan con la squadra che ha potrà lottare, al netto degli infortuni, per arrivare fino in fondo all’Europa League e al campionato. Questa è una squadra costruita sul lungo termine e non per vincere immediatamente».

Che Rafael Leao abbia un potenziale elevatissimo è cosa nota. Sul versante continuità, però, ci si divide: alcune partite anonime, altre, invece, condite da folate di genialità e incontenibilità. Secondo lei, quanto c’è ancora da lavorare sotto il punto di vista della costanza e dell’atteggiamento?

«Leao è un giocatore che ha, senza ombra di dubbio, i fondamentali del talento. Un talento che è impossibile non ravvisare, e delle qualità tecniche che lo portano ad agire sulla fascia come uomo assist. Però per fare questo definitivo step deve lavorare moltissimo sotto l’aspetto della continuità».

Nei cuori degli Italiani c’è sicuramente la vittoria del mondiale dell’82’. Nel momento della sostituzione avrà attraversato un mix di emozioni. In quel ricordo, che rimane vivido e scolpito nei cuori di tutti, ci puoi raccontare le sensazioni che hai provato?

«Sono sensazioni ineguagliabili. Di per sé vincere un mondiale è un qualcosa di unico, forse più di campionati e Champions, proprio perché rappresenti una nazione, e a distanza di 41 anni si diventa in un certo senso “quasi immortale”. Nella carriera di un calciatore ci possono essere sia momenti di gioia che di amarezza, ma questo fa parte anche della vita».

spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
spot_img

Notizie popolari