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ESCLUSIVA Pisano: “Salerno messa in serie A, senza pensarci due volte”

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Pisano: “6.000 spettatori ma di che stiamo parlando…?”

E’ un Giovanni Pisano, come sempre, senza peli sulla lingua quello che abbiamo intercettato questa sera per la nostra intervista in vista di Foggia-Salernitana.

Ciao Giovanni. Quest’anno sei tornato in Italia ma la situazione dell’Isola Capo Rizzuto risultava difficile già in partenza, giusto?

“Io ci credevo nella salvezza altrimenti non avrei accettato l’incarico. Purtroppo la scelta societaria è stata quella di puntare sulla valorizzazione dei giovani, che può anche andar bene ma quando ti devi salvare, per forza di cose, devi anche cercare quei profili d’esperienza che ti garantiscono punti. Alla fine, quando mancavano ancora alcune giornate di campionato siamo arrivati ad un comune accordo di risoluzione del contratto in essere”.

Cosa conservi di questo mezzo anno da allenatore in serie D? Cosa hai raccolto di positivo?

“Mi sono trovato bene e all’inizio di questa esperienza c’erano anche stati dei positivi risultati che facevano presagire qualcosa d’importante. Sono felice di essere tornato ad allenare in Italia e poi devo dire che Isola Capo Rizzuto è un bel posto, si lavora sereni”.

Quest’anno hai allenato tuo figlio. Ha lo stesso piede del papà?

“Ed è la seconda volta che lo alleno dopo l’esperienza in Romania (CS Balotesti, ndr). Ha una struttura fisica diversa dalla mia, lui è più una prima punta di peso. Spero per lui che faccia una bella carriera”.

E ora?

“Ora mi guardo intorno. Sto monitorando la serie D e la serie C. Insomma, mi guardo intorno in attesa della chiamata giusta. Di certo non voglio star fermo”.

Di te a Salerno sappiamo ormai tutto. Prima di arrivare a Salerno però ti allenava Zeman al Foggia, il prossimo avversario dei granata. Qualche aneddoto sul boemo?

“Devo molto al mister. Mi prese dalla C2 e credette in me. Mi portò in serie A ed ero la riserva di Kolyvanov. Poi lui fu messo fuori rosa per un periodo alché si il mister voleva puntare su di me. Le cose andarono diversamente: io giocavo titolare in Coppa Italia, mi vide Sonzogni e fui dirottato a Salerno, e da lì iniziò un’altra storia”. 

A distanza che idea ti sei fatto della diatriba delle ultime settimane che si vive a Salerno tra Lotito e la tifoseria salernitana?

“Non voglio fare la parte di quello che sembra essere dalla parte dei tifosi. Lotito ha i suoi meriti dopo aver riportato la Salernitana in serie B, ora però bisogna fare un altro tipo di ragionamento. E’ normale che dopo un campionato così anonimo la gente voglia chiarezza ma questa piazza va presa e messa in serie A, senza pensarci due volte. Non so se lui effettivamente potrebbe poi tenere il club avendo già la Lazio ma non ci si può aspettare nulla di diverso da un campionato in lotta per la promozione quanto meno. A me, sinceramente, fa rabbia osservare uno stadio come quello di Salerno con appena 6.000 spettatori ma di che stiamo parlando…?”.

Un po’ di amarcord: il gol al quale sei più affezionato dei tuoi anni in granata qual è?

“Sicuramente quello di Perugia, quando vincemmo 1-2. Segnai dalla rimessa lunga di Chimenti… e poi c’era un mare di salernitani. Poi quel gol all’Avellino nel primo anno di Delio Rossi a Salerno, là si misero le basi per qualcosa d’importante”. 

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Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino, giornalista, editore e scrittore. Ha lavorato presso Cronache di Salerno, TuttoSalernitana, Granatissimi ed è direttore di SalernoSport24. Alla radio ha lavorato presso Radio Alfa, e attualmente conduce due programmi sportivi a RCS75 - Radio Castelluccio, Destinazione Sport e Destinazione Arechi. Ha pubblicato due libri: Angusti Corridoi (2012) con la casa editrice Ripostes, e La vita allo specchio - Introspettiva (2020) con la Saggese Editori, con prefazione dello scrittore Amleto de Silva.

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