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Emanuele Calaiò lascia il calcio giocato: “Poteva non ripassare questo treno”

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Conferenza stampa indetta dalla Salernitana per annunciare l’addio al calcio giocato da parte di Emanuele Calaiò. Il calciatore anticipa i tempi già decisi per giugno e la spiega così.

Calaiò: “Una decisione già presa tempo fa”

Calaiò così ai microfoni dei tanti cronisti giunti nella sala stampa dell’Arechi:

«Finisce un ciclo e ne inizia un altro. Quando si smette dispiace sempre. Sono strafelice della carriera che ho fatto. In tutte le piazze in cui ho giocato ho sempre lasciato un bel ricordo. Sono grato a tutte le società e gli allenatori che mi hanno dato la possibilità di esprimermi sul campo. Ringrazio la Salernitana e il direttore. Così come ha detto Fabiani, ci sono state tante richieste ma non ne ho mai presa in considerazione nessuna. Ringrazio la mia famiglia, i miei genitori e la mia famiglia. Mi dispiace per mio padre e mio figlio che ci sono rimasti un po’ male perché speravano che arrivassi alla quota dei 200 gol. Nel calcio come nella vita c’è una fine. Ora spero di trasmettere sul campo i valori che ho imparato. Mi è sempre piaciuto stare dietro ad un ragazzo e farlo crescere con i miei consigli. Farò il giro dei campi e so che di buoni calciatori in erba ce ne sono tanti. Sono felice di entrare in questa famiglia e in questa veste. Io non ho profili social, ho letto qualche volta dai profili di mia moglie e mio figlio Iacopo. Ho letto qualche volta di frasi non felici. La più brutta sicuramente è quella che sarei venuto per prendere la pensione. Così fosse non mi avrebbero continuato a cercare altre società che mi offrivano due anni contratto. Fabiani mi ha fatto questa proposta e sono felice di averla presa in considerazione.

I momenti più belli e quelli più brutti che ricordi.

In ogni piazza in cui ho giocato ho lasciato buoni ricordi, e sicuramente porto nel cuore, e sulla pelle, i campionati vinti. I gol più belli che ricordo sono le rovesciate e un gol da centrocampo. Certamente la squalifica di Parma la più difficile da mandare giù. Sono felice di aver deciso di testa mi, anche andando di contro a mio padre e al mio procuratore. Non c’è un allenatore in particolare che ricordo in maniera più particolare rispetto ad altri. Tutti mi hanno insegnato qualcosa. In tutti questi anni ho sempre giocato, e mi apprezzano per aver sempre detto in faccia quanto pensassi».

Partita d’addio?

«Al momento non è in programma anche perché c’è il campionato di mezzo».

La decisione è partita da te?

«Quando incomincia un progetto io sono sempre motivato. Le motivazioni che avevo durante la conferenza al Mary Rosy erano indubbie. Volevo finire la carriera qua ed intraprendere una carriera diversa qua. Ne avevamo deciso di parlare dopo il mercato, e così è stato. Così, quando ne abbiamo riparlato, ho deciso di prendere il treno al volo. Magari a giugno le cose sarebbero cambiate. A 37 anni si devono prendere determinate decisioni».

Come mai così, di punto in bianco?

«Il tempo che c’eravamo dati era a fine mercato. L’intenzione era quella di finire il torneo e arrivare ai 200 gol. Ho voluto prendere una decisione che già c’era. Semplicemente ho anticipato i tempi Non c’è una motivazione tecnica, quanto professionale».

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Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino, giornalista, editore e scrittore. Ha lavorato presso Cronache di Salerno, TuttoSalernitana, Granatissimi ed è direttore di SalernoSport24. Alla radio ha lavorato presso Radio Alfa, e attualmente conduce due programmi sportivi a RCS75 - Radio Castelluccio, Destinazione Sport e Destinazione Arechi. Ha pubblicato due libri: Angusti Corridoi (2012) con la casa editrice Ripostes, e La vita allo specchio - Introspettiva (2020) con la Saggese Editori, con prefazione dello scrittore Amleto de Silva.
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