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Due colpi granata annientano l’armata Viola, il sogno continuA

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Il calcio è fatto anche di corsi e ricorsi storici. Nel 1999 il pareggio di Torricelli nel finale consenti alla Fiorentina di strappare un immeritato pareggio all’Arechi. Quell’1-1 contribuì all’amaro epilogo della retrocessione all’ultima giornata.

Stavolta il copione cambia ma lo sfondo è lo stesso. Lo stadio di Salerno è colmo e spinge la propria squadra dall’inizio alla fine, accompagnando i granata con il calore di una scenografia unica e folkloristica. Un catino l’Arechi, una bolgia infernale che ha contribuito a dare coraggio ai ragazzi in campo e motivarli fin dalle prime battute, annichilendo le velleità avversarie in fase di approccio alla gara. Raramente gli uomini di Italiano sono stati così timidi nel prendere in mano la gara sotto il profilo del palleggio e dell’imposizione di gioco, visto l’alto potenziale tecnico.

La Salernitana, guidata da un Nicola super carico e abile stratega, lotta su ogni pallone, disputando un primo tempo in superiorità sui Viola. L’incornata di Djuric è il sigillo al meritato vantaggio, ma pesano le altre occasioni sciupate. Il calo della ripresa, complici il caldo, la partita infrasettimanale e le sostituzioni dei toscani, rinvigoriscono la Fiorentina e conducono al pareggio. I granata accusano inizialmente il colpo, sembrano spacciati, gli ospiti continuano la pressione, ma Nicola cala l’asso e prende tutto. Bonazzoli da rapace sfrutta l’errore della difesa gigliata e manda in visibilio il popolo granata. I tre punti finali valgono oro, soprattutto alla luce dei risultati maturati dalle altre concorrenti nella giornata. La classifica dice che la Salernitana è ancora aggrappata alla salvezza, a tre lunghezze dal Cagliari (attualmente fuori dalla zona rossa) ma con una partita in meno.

I numeri raccontano che sono tre le vittorie consecutive in Serie A per la Salernitana (prima volta nella sua storia), fondamentali per continuare a cullare un sogno. Il trascinatore resta mister Nicola che tiene molto a poter mantenere fede a una promessa: andare a piedi dal Papa in caso di salvezza.

Nel calcio, seppur oscurato da tanti interessi più o meno occulti, alcuni valori rimangono indelebili. Sono alla lunga perdenti gli arroganti e i convinti che fanno mostra di sé. Si scrive la storia a volte con l’umiltà degli invisibili. Quelli che sono qui non per spaccare il mondo ma per riattaccarne i pezzi. Nicola merita una menzione a parte, fermo restanti i meriti della squadra, che non ha mollato un centimetro anche quando i risultati stentavano a venire. Il trainer torinese conosce bene le sofferenze della vita e ne ha fatto tesoro per venire fuori dalle difficoltà. Quando la vita diventa un inferno per una tragedia inattesa, per un dramma familiare che ti porterai per sempre dentro, nulla sarà come prima. Nicola farà di tutto per condurre la nave in porto e dedicare al figlio un nuovo successo sportivo.

Ha preso la squadra a Febbraio, c’era una situazione disperata, la retrocessione in B era dietro l’angolo. Ma con umiltà si è seduto in panchina e ha iniziato a lavorare, addirittura è arrivato a minacciare i suoi ragazzi con una scarpa in campo, facendo il giro di tutti i media nazionali, che solo fino a qualche giorno fa davano uniformemente (ed incompetentemente) la Salernitana già per morta e sepolta. Probabilmente tali personaggi, dagli alti cachet in tv e giornali, dovrebbero approfondire le conoscenze del loro lavoro, dovrebbero conoscere meglio anche le realtà sociali protagoniste del massimo campionato.

Certamente nulla è certo e nulla è scritto o concluso ma adesso la Salernitana è pienamente in lotta, anzi è la prima forse delle squadre che combattono per la permanenza. Anche i sedicenti esperti in materia di scommesse hanno dovuto rivedere le proprie posizioni e valutazioni numeriche. Salerno è una realtà viva, che non mollerà facilmente la presa e che inizia a mettere i brividi ai competitor. Liguria, Veneto e Sardegna devono fare i conti con la piccola ed ultima arrivata in A, tra mille difficoltà societarie, tra le avversioni in sede federale e le antipatie in sfondo tifoserie. L’invidia è una brutta gatta da pelare, a Salerno bisogna farsene una ragione e tirar dritto per la propria strada. Non c’è nemmeno il tempo per godersi finalmente le vittorie lungamente attese, La Bersagliera ha scritto una nuova pagina della storia granata e si prepara a redigerne altre gettando il cuore oltre l’ostacolo. Testa al posticipo di Bergamo, che sarà il punto d’inizio per il successivo mini tour de force, composto da tre partite in sei giorni. Vietato mollare, il futuro è adesso.

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