sabato 27 07 24
spot_img
HomeSalernitanaDavide Carrus: "Non potrò mai dimenticare le emozioni vissute a Salerno"
spot_img

Davide Carrus: “Non potrò mai dimenticare le emozioni vissute a Salerno”

spot_img
spot_img

Davide Carrus, il metronomo della Salernitana di Roberto Breda… e del Frosinone di Stellone. Intervista all’ex centrocampista della squadra granata, protagonista della cavalcata trionfale verso la finale play-off persa contro il Verona. Esperienza contraddistinta da tante difficoltà, cocenti delusioni, ma tante, tantissime emozioni.

Davide Carrus, una vita da regista

Cresciuto nelle giovanili del Cagliari, sua città natale, esordisce in Serie B nella stagione 1997-1998 all’età di 19 anni. Fisico brevilineo, con un tocco di palla sopraffino, Carrus, nel corso della sua carriera, ha agito quasi sempre da regista davanti alla difesa. Le sue grandi qualità, però, gli hanno permesso di ricoprire, all’occorrenza, anche i ruoli di trequartista e di interno di centrocampo. Dopo ottime annate in Sardegna tra A e B, intervallate dai prestiti al Modena e alla SPAL, nel 2003 si trasferisce all’Ancona in Serie A, dove disputa 16 gare. Dopo una fugace esperienza di 6 mesi alla Fiorentina in B, condizionata dagli infortuni, nel gennaio del 2004 passa al Bari dove, in 2 stagioni e mezzo, colleziona 84 presenze e 18 gol. Nel 2007 approda al Bologna, con cui conquista la promozione in Serie A scendendo in campo in 40 occasioni e realizzando una rete. L’anno successivo, chiuso da Sergio Volpi, resta ai margini della squadra fino a gennaio, prima di trasferirsi all’Empoli. Nel 2009 firma un triennale con il Mantova. Nonostante le 5 reti in 31 presenze, i virgiliani retrocedono in Serie C e, a seguito del fallimento, resta svincolato fino all’ottobre del 2010.

il 19 dello stesso mese, firma un annuale con opzione con la Salernitana di Lombardi. In granata, Carrus disputa una stagione memorabile (27 presenze e 5 gol) conclusa con la finale play-off persa contro il Verona. Chiusa l’esperienza in granata dopo il fallimento, nel 2011 passa al Frosinone, dove contribuisce alla risalita dei gialloblù in Serie B. In Ciociaria, in totale, colleziona 61 presenze e 13 gol in Lega Pro. Dopo le brevi esperienze, sempre in Lega Pro, con Casertana e Pro Piacenza, chiude la carriera con i dilettanti sardi del Castiadas. Appesi gli scarpini al chiodo, ora è un collaboratore tecnico dell’Under 15 del Cagliari.

Nel corso dell’intervista ha ricordato i momenti più belli vissuti all’ombra dell’Arechi.

Ciao Davide. Domenica si affronteranno due squadre in cui tu hai lasciato il segno, Salernitana e Frosinone. Qual è il tuo pronostico?

«Difficile fare un pronostico. La Salernitana ha iniziato alla grande. Il Frosinone, nonostante non abbia iniziato nel migliore dei modi, è una squadra costruita per vincere. I granata, comunque, giocando in casa hanno un uomo in più. Sarà una gara ostica per entrambe le squadre».

Ti aspettavi un inizio così brillante dei granata? Dove potrà arrivare, secondo te, questa Salernitana?

«Con un allenatore come Ventura, che ho avuto quando giocavo, niente è impossibile. Il mister garantisce quel qualcosa in più alla squadra che, alla lunga, può risultare determinante. Capisce in anticipo ogni situazione e ogni problematica. In una piazza che ti dà tanto, se le cose dovessero continuare così, è possibile immaginare scenari importanti».

Facciamo un tuffo nel passato. Hai fatto parte di quella Salernitana che, ancora oggi, è ricordata dai tifosi per grinta e attaccamento alla maglia. Che ricordo hai di quella esperienza?

«Ho un ricordo stupendo. Un gruppo del genere è difficile trovarlo in ogni stagione. Scendevamo in campo solo per il gusto di giocare e di conquistare il risultato. Si era creata una sinergia tra squadra, tifoseria e stampa che ci permise di concentrarci al meglio. Si tratta di esperienze che, anche se non hai preso un euro, ti rimangono nel cuore per tutta la vita. Credo che tutti i calciatori che hanno fatto parte di quella rosa se la ricorderà per sempre».

Eppure, l’avvio di campionato non fu dei migliori. La sconfitta per 4-1 subita all’Arechi contro il Sorrento, sembrava aver dato il colpo di grazia a squadra ed ambiente. Proprio da quel momento, invece, partì una cavalcata memorabile che vi portò ad un passo dalla promozione in Serie B. Cosa scattò nelle menti di calciatori e allenatore?

«Ci guardammo in faccia e capimmo di non essere quelli visti contro il Sorrento. Eravamo una squadra forte e avevamo l’obbligo di affrontare la situazione. Ci rendemmo conto che i mancati pagamenti non dovevano rappresentare un alibi per le nostre brutte prestazioni. Solo facendo vedere alla piazza il nostro attaccamento alla maglia e vincendo le partite, magari, la situazione poteva cambiare, consci del fatto che il futuro della Salernitana sarebbe passato per i nostri piedi. Ce la mettemmo tutta e fu davvero un peccato non essere riusciti a centrare la promozione. Comunque, il piacere di essere ricordati come una squadra che ha giocato con tutto il cuore possibile per raggiungere un, inizialmente, insperato obiettivo, resta una sensazione impagabile».

Il tuo gol del vantaggio al Moccagatta contro l’Alessandria nella semifinale play-off è ancora ben impresso nelle menti e nei cuori dei tifosi granata. Che ricordi hai di quella partita?

«Non potrò mai dimenticare quella partita. Ricordo che non stavo bene per via di un infortunio al piede. Decisi col mister che sarebbe stato meglio fare 20 minuti di qualità, piuttosto che tutta la partita a combattere con il dolore. Entrai e feci addirittura doppietta, vincendo 3-1. Vedere tutti quei tifosi granata esultare grazie ai miei gol, per me, rappresenta un ricordo indelebile».

E Il ricordo della finale play-off contro il Verona?

«L’andata fu determinante a causa delle discutibili decisioni arbitrali. All’Arechi facemmo un gran primo tempo, che chiudemmo in vantaggio grazie ad un mio rigore verso la fine. Nel secondo tempo cercammo di capovolgere il risultato in tutti i modi ma, ahimè, non ci riuscimmo. Ricordo che fui costretto ad uscire ad un quarto d’ora dalla fine a causa dei crampi. Ero sfinito perchè in quel periodo non mi allenai bene per via dell’infortunio. Comunque, non ho nulla da rimproverarmi perché facemmo davvero tutto il possibile. Negli spogliatoi piangevamo tutti. E’ stato un peccato perché avevamo una gran voglia di riscattare le delusioni ricevute da quel pubblico fantastico che ci aveva sostenuto dall’inizio alla fine del campionato».

Dopo l’esperienza in Eccellenza al Castiadas, questa estate hai deciso di appendere gli scarpini al chiodo. Ora sei entrato a far parte dello staff tecnico delle giovanili del Cagliari. Come ti trovi nel nuovo ruolo?

«Per ora mi trovo molto bene. Mi trovo in una società seria, che ti mette nelle migliori condizioni per poter far bene. Ho iniziato da appena due mesi, la strada è ancora lunghissima, ma a me piace tanto lavorare con i giovani. Vedremo poi cosa mi riserverà il futuro».

Grazie Davide. Ti va di mandare un saluto ai tifosi della Salernitana?

«Saluto tutti con un grande abbraccio. Spero possiate togliervi le soddisfazioni che meritate con la conquista della Serie A».

spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino, giornalista, editore e scrittore. Ha lavorato presso Cronache di Salerno, TuttoSalernitana, Granatissimi ed è direttore di SalernoSport24. Alla radio ha lavorato presso Radio Alfa, e attualmente conduce due programmi sportivi a RCS75 - Radio Castelluccio, Destinazione Sport e Destinazione Arechi. Ha pubblicato due libri: Angusti Corridoi (2012) con la casa editrice Ripostes, e La vita allo specchio - Introspettiva (2020) con la Saggese Editori, con prefazione dello scrittore Amleto de Silva.
spot_img

Notizie popolari