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Balli sul momento di Ochoa: “Le qualità alla lunga vengono sempre fuori. Il turnover potrebbe far bene”

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L’ex portiere della Salernitana, Daniele Balli, fa il punto della situazione che riguarda il collega Guillermo Ochoa. Le recenti prestazioni hanno fatto sì che l’estremo difensore messicano fosse messo in discussione.

Daniele Balli a Salerno

Daniele Balli è arrivato a Salerno all’inizio della stagione 1997-1998: è stato uno degli eroi della storica promozione dalla B alla A, ottenuta in quest’ultima annata. Era già un portiere esperto nel momento del suo approdo a Salerno, avendo vestito per anni la maglia dell’Empoli. Inoltre, arrivava da un’altra promozione in Serie A, arrivata proprio con i toscani. Il 1998 fu, finalmente, l’anno dell’esordio in massima serie. La retrocessione non gli impedirà di riassaggiare quella prima divisione tanto inseguita: lo farà con il suo Empoli, tra il 2003 ed il 2007.


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Parliamo di un portiere dalla statura non elevatissima, ma dotato di un’ottima reattività, che è arrivato a giocare in Serie A (e a Salerno) quando aveva già una certa esperienza. Nessuno potrebbe analizzare meglio di lui il periodo negativo di Ochoa, con il quale ha molto in comune.

Ochoa, come lei, è arrivato a Salerno e in A da ‘grande’. Come mai un portiere con quell’esperienza alterna ancora grandi interventi ad errori grossolani?

«Ma questo è il calcio. Quelli che vengono chiamati “errori” sono cose che fanno parte del ruolo, in tutte le categorie: il portiere non può essere sempre perfetto. Alla fine, l’esperienza serve anche a gestire le situazioni come questa».

Molto spesso si dice che l’altezza di un portiere faccia la differenza nelle uscite. Lei è completamente d’accordo o c’è altro che vi influisce?

«Per me no: se uno ha tempismo riesce ad uscire bene, che sia alto o meno. Certo, ora son cambiate le velocità, i palloni e i giudizi dei media. In generale, non è facile uscire a certi livelli, ma, se ci si allena bene e si ha coraggio, non conta troppo l’altezza».

Quindi, nel caso di Ochoa, crede che si tratti di un suo problema di natura tecnica o di una questione di predisposizione fisica?

«Il suo è un finto problema; è normale che faccia errori e abbia momenti di difficoltà. Sono, appunto, momenti, ma, come ha dimostrato, alla lunga si toglie da queste situazioni, perché le qualità ce le ha. Poi, sui cross c’è anche da parlare dei difensori, perché l’attaccante che segna solitamente è marcato da uno di loro. L’errore del portiere è più visibile, ma per evitare i gol sulle palle alte ci vuole la collaborazione della difesa».

Come fa un portiere a riprendersi (anche a livello psicologico) dopo un periodo negativo, nel quale viene messo in discussione?

«Ci si riprende attraverso gli atteggiamenti che si hanno all’interno della squadra. C’è stato un periodo in cui anch’io ho fatto degli errori a Salerno, ma mister e compagni sapevano che era solo un momento e che l’avrei superato. Le qualità, alla lunga, vengono sempre fuori».

Salerno è una piazza molto calda. Questo aiuta o, a volte, intimorisce il calciatore che commette un errore?

«Caldissima. Ma se hai personalità carica. Chi ha qualità si esalta a Salerno; posso dire solo questo. Lì io ho vissuto gli anni più belli della mia vita calcistica».

Crede che dare una possibilità a Costil, a discapito di Ochoa, sarebbe una buona idea?

«Per me sì. Lo vedo stanco e sta subendo la condizione un po’ precaria della squadra. Darei fiducia a questo portiere, che ha certamente qualità. Potrebbe far bene a tutti e due il turnover».

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