L’epilogo amaro di una notte densa di promesse, lo sguardo rivolto al futuro della Salernitana: Corrado De Rosa – in libreria con Quando eravamo felici per i tipi di minimum fax – ha rilasciato un’intervista esclusiva al nostro giornale.
Intervista esclusiva a Corrado De Rosa
Un saggio densissimo per descrivere un punto di svolta cruciale nella storia del nostro paese, ma anche un’analisi approfondita sulla Salernitana che verrà: Corrado De Rosa a tutto campo nell’intervista che ha concesso a SalernoSport24 a margine della presentazione del suo Quando eravamo felici a Montesano sulla Marcellana.
Corrado, il sottotitolo del tuo libro recita: «Italia-Argentina 3 luglio 1990: la partita da cui tutto finisce». Perché tutto finisce quella sera dagli 11 metri?
«Perché quella sfida racconta un’epoca di grandi attese, gli anni Ottanta, che rappresentano il lungo prologo di quel Mondiale giocato in casa. È la partita dei predestinati, giocata dalla più forte Nazionale della storia del calcio italiano. Eppure, quella semifinale finisce nel peggiore dei modi: l’Italia perde ai rigori e, da quel momento in poi, inizia una sorta di scivolone che trascina il paese nel magma degli anni Novanta».
Molti osservatori sostengono che Italia ’90 sia stato uno dei peggiori campionati del mondo di sempre. Eppure, quella Coppa del Mondo è stata memorabile per tante ragioni: il crepuscolo del “calcio scientifico” di Valerji Lobanovskyi, l’Inghilterra di Paul Gascoigne, persino il Brasile più triste del solito. Secondo te, è possibile rivalutare quel Mondiale a 33 anni di distanza?
«Al di là degli aspetti tecnici, il tema portante del libro è ciò che ci rimane di quel tempo: anche se l’Italia stava per entrare nel decennio complicato delle stragi e di Tangentopoli, è altrettanto vero che il calcio italiano ha vissuto proprio in quegli anni il suo periodo migliore. Tuttavia, una gestione economica dissennata ci ha poi portato alla situazione attuale, in cui non siamo più nell’aristocrazia del calcio, ma neppure nella borghesia».
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Sabato inizia il campionato di Serie A. In vista della nuova stagione, la Salernitana ha riscattato alcuni protagonisti dell’ultimo torneo, mettendo sotto contratto tre nomi “esotici” come Ikwuemesi, Legowski e Stewart. A tuo giudizio, c’è il rischio di un tonfo o di un passo indietro dopo il miglior campionato della storia granata?
«Se ti dicessi che conosco i nuovi arrivati, ti direi una bugia. In ogni caso, mi ha sorpreso in positivo il fatto che la società abbia lavorato sottotraccia. D’altra parte, penso che la dirigenza aspetterà i movimenti all’interno del sistema per chiudere le ultime trattative. Se dovessero arrivare Martegani o i giocatori in prestito dalla Juventus, la Salernitana bilancerebbe queste scommesse con uomini spendibili anche a livello internazionale».
Per concludere: i granata possono replicare i risultati dell’ultima stagione, in cui hanno fermato anche le grandi della Serie A?
«La passata stagione è stata davvero bella, perché si è verificata una serie di congiunture particolari, piacevoli, divertenti, senza lo stress della salvezza romantica e disperata scaturita dall’arrivo in città di Iervolino e Sabatini. È chiaro che quella non sia stata una salvezza per cuori deboli. Ad ogni modo, il primo obiettivo è occupare una posizione di classifica tale che consenta al club di pensarsi come una squadra di Serie A».