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Io la penso così: comunque andrà sarà… una sconfitta

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Io la penso così: comunque andrà sarà… una sconfitta

Una sconfitta, ma non quella dell’Italia manciniana di ieri sera. E’ una sconfitta, quella che accompagna l’Italia calcistica da tutta l’estate 2018, tanto per essere buoni. In realtà è una sconfitta che viene dal passato quando, dalla vittoria nel mondiale del 2006, quella che mise una pezza a colori sulle malefatte del calcio nostrano. Da allora siamo figli di calciopoli, tanto che anche il totonero degli anni ’80 sembra una barzelletta a confronto.

Fallimento di tre club della serie cadetta, ricordiamole e stendiamo un velo pietoso: Bari, Cesena e Avellino. Tre piazze con uno storico passato nella massima serie, due di queste con l’obiettivo ply-off per la stagione appena conclusa. E poi, invece, ritrovarsi in D. A questo punto tre dovevano essere ripescate, un’equazione così semplice da far impallidire, invece. E invece no. Come si può, davanti a regole scritte, prendere una decisione diametralmente opposta e costringere, gli aventi diritto, a ricorrere fin anche alla giustizia ordinaria? Alla fine un pericoloso boomerang potrebbe abbattersi su tutte le squadre della Serie B: non più 19, neanche 22 ma forse addirittura 24. Uno scenario apocalittico per tutte con un campionato cadetto infinito, più trasferte per squadre e tifosi, e fette tv più piccole da dividersi. Tutto per non rispettare le regole.

Chiariamolo subito: una Serie B tra le 18 e le 20 squadre se lo auspicano tutti. Questo non vuol dire che debba andare a discapito dei regolamenti ma fatto con una sana programmazione, decidendo il blocco di eventuali ripescaggi nel campionato successivo/i fino ad arrivare ad una naturale riduzione. Ecco, questo è il buon senso, quello non italiano per intenderci che vuole provare spesso a scavalcare i regolamenti.

Questo non è calcio, è una sconfitta. Associare le nefandezze di personaggi che ne regolano a proprio piacimento le fila, allo sport del calcio, è uno schiaffo a chi rispetta le regole e con fatica si mantiene a galla davanti anche alla scure delle tasse e delle regolamentazioni italiane. Per non parlare delle fideiussioni fasulle, delle promesse in piazza sostenute davanti alle videocamere con quasi la bava alla bocca. E non parliamo neanche delle convocazioni mancate, delle tv sempre più effettive proprietarie del giocattolo calcio, della nazionale che perde in Portogallo. E poi? E poi mi fermo qua perché davvero ben poco da ridere. Peccato che il calcio sarebbe uno sport che dovrebbe dare anche allegria ma qui non fa ridere proprio nessuno. Un’altra di quelle occasioni perse per dire “Tenetevelo voi il pallone!”.

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Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino, giornalista, editore e scrittore. Ha lavorato presso Cronache di Salerno, TuttoSalernitana, Granatissimi ed è direttore di SalernoSport24. Alla radio ha lavorato presso Radio Alfa, e attualmente conduce due programmi sportivi a RCS75 - Radio Castelluccio, Destinazione Sport e Destinazione Arechi. Ha pubblicato due libri: Angusti Corridoi (2012) con la casa editrice Ripostes, e La vita allo specchio - Introspettiva (2020) con la Saggese Editori, con prefazione dello scrittore Amleto de Silva.

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