L’eliminazione di Aziz Abbes Mouhiidine dal torneo olimpico di pugilato ha suscitato la dura reazione del presidente della Federazione pugilistica italiana, Flavio D’Ambrosi.
D’Ambrosi: “Aziz Abbes Mouhiidine è stato derubato”
A botta ancora calda, il numero 1 della Federboxe, Flavio D’Ambrosi, ha duramente contato il verdetto del match perso dal peso massimo salernitano Aziz Abbes Mouhiidine contro l’uzbeko Lazizbek Mullojonov.
«Vergognatevi», esordisce il numero 1 della FPI. «Ancora una volta, l’Italia è scippata. Pensavamo che il CIO tutelasse i pugili ed evitasse le nefandezze del passato. Niente. Siamo alle solite. L’incontro dominato da Abbes e perso con un verdetto sciagurato dimostra che niente è cambiato. Ciò mi induce a fare serie riflessioni sulla mia ulteriore permanenza in questo mondo che ho amato e che amo, al di là delle misere posizioni di potere che qualcuno anela. Purtroppo gli sciacalli, anche quelli più anziani, approfitteranno di questa palese ingiustizia e fermeranno anche il cambiamento che a livello nazionale il pugilato lentamente stava subendo».
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Dopo aver manifestato la volontà di non ricandidarsi alla presidenza della federazione, D’Ambrosi ha formulato l’auspicio che «i pugili italiani ancora in gara non subiscano lo stesso oltraggio di Abbes».
Un intervento condivisibile, però…
Una presa di posizione condivisibile nella forma e nella sostanza. Tuttavia, questo comunicato rischia di essere ininfluente senza una protesta formale al Comitato olimpico internazionale (che, com’è noto, organizza il torneo in luogo della compromessa International Boxing Association). E un intervento del genere potrebbe altresì danneggiare gli altri azzurri che saliranno ancora sulla ribalta olimpica.
A mente fredda, però, resta un’ultima considerazione da fare: per quanto il verdetto dei giudici sia stato ampiamente ingiusto (il 4-1 in favore di Mullojonov non rispecchia minimamente l’andamento del match), Mouhiidine si è espresso al massimo delle sue possibilità soltanto nella seconda ripresa. E, in un contesto dominato da logiche che trascendono il puro agonismo, serviva una prestazione di eccellenza assoluta.