suo Il sogno I Giochi della XXXIII Olimpiade sono ufficialmente conclusi. Com’è consuetudine in questi casi, soddisfazioni e rimpianti, gioie e amarezze si sovrappongono fino a formare un unico, grande flusso emotivo. Cosa dire in merito agli atleti salernitani che hanno partecipato a Parigi 2024?
Parigi 2024, nessuna medaglia per gli atleti salernitani
Un 8° posto individuale e un 5° posto a squadre: il magro bottino degli atleti salernitani in gara a Parigi 2024. Per la quinta Olimpiade di fila, dunque, nessuna medaglia da aggiungere ai due allori conquistati dallo schermidore Giampiero Pastore, argento nella sciabola a squadre ad Atene 2004 e bronzo nella stessa specialità ai Giochi di Pechino 2008.
Ancorché la spedizione fosse contenuta nei numeri, è innegabile che il nostro movimento fosse partito per la Ville Lumière con ambizioni decisamente diverse che, tuttavia, si sono duramente scontrate con la realtà dei fatti.
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Il sogno infranto di Mouhiidine
Sì, perché tantissimi osservatori – a cominciare da chi scrive – erano convinti che il peso massimo Aziz Abbes Mouhiidine avrebbe potuto regalare allo sport salernitano il primo oro olimpico della sua storia. E invece, l’inaspettata sconfitta con l’uzbeko Lazizbek Mullojonov ha infranto sul nascere le sue e le nostre speranze.
Il verdetto dei giudici ha scatenato feroci polemiche, ulteriormente amplificate dalle decisioni (talvolta controverse) degli arbitri di judo contro gli atleti italiani, sfociate in un discusso comunicato del presidente della Federazione pugilistica italiana, Flavio D’Ambrosi, a Giochi appena iniziati. In questa sede, non valuteremo il peso politico di dirigenti e presidenti federali a livello internazionale. D’altra parte, però, è giusto mettere al bando i più elementari sentimenti nazionalistici per provare a formulare un’analisi equilibrata.
A un primo impatto, Mouhiidine non ha dato l’impressione di aver dominato la scena, tutt’altro: in due riprese su tre, infatti, il 26enne di Mercato San Severino non è riuscito a esprimere la sua migliore scherma contro un pugile all’apparenza meno appariscente di lui, ma comunque capace di portare a segno colpi puliti e precisi. Il 4-1 finale è stato forse troppo generoso con l’uzbeko, ma il verdetto dei giudici non può essere equiparato a uno «scippo», come ha scritto d’impeto il numero 1 della FPI. A nostro avviso, fu decisamente più grave il verdetto dei Mondiali di un anno fa a Tashkent, quando Mouhiidine fu ingiustamente privato del titolo iridato dopo aver dominato la finale con il russo Muslim Gadzhimagomedov.
L’uzbeko Mullojonov campione olimpico
In secondo luogo, Mullojonov – frettolosamente descritto come una sorta di manzoniano Carneade dai media italiani – ha vinto l’oro olimpico dei 92 kg, battendo con un eloquente 5-0 il cubano di passaporto azero Loren Alfonso Dominguez, anch’egli tra i migliori interpreti della categoria.
L’epilogo del torneo di pugilato, dunque, non ridimensiona affatto il nostro giudizio su uno dei più grandi campioni che lo sport salernitano abbia espresso nella sua storia, non solo recente. In un’Olimpiade, però, si incrociano tanti fattori – non solo strettamente tecnici – che possono compromettere o addirittura vanificare gli obiettivi e le ambizioni degli atleti. Bellezza e crudeltà del più importante evento sportivo al mondo, in cui molte medaglie annunciate (non solo italiane, beninteso) sono svanite in maniera talora inaspettata.
Com’è noto, Mouhiidine ha già annunciato l’intenzione di continuare la sua carriera tra i professionisti. Una scelta del tutto legittima, soprattutto se il pugilato – schiacciato da una guerra di potere tra il Comitato olimpico internazionale, la compromessa e corrotta IBA del presidente Kremlev e la World Boxing, che aspira all’organizzazione dei futuri tornei dilettantistici – dovesse davvero uscire dal programma olimpico. Eppure, a questo punto, sarebbe bellissimo se Abbes decidesse di prendersi una rivincita tra quattro anni. Anche solo per il gusto di provarci.
Derkach si conferma ad alto livello, Gallo sottotono
Per il resto, i Giochi dei salernitani si sono conclusi con pochi lampi e qualche bella promessa per il futuro.
Al di là del piazzamento nella finale del salto triplo, Dariya Derkach ha confermato le sue qualità di agonista anche in una stagione nata sotto una cattiva stella, pescando i suoi migliori salti nel momento in cui contava di più. Leggermente al di sotto delle attese, invece, la trasferta parigina di Michele Gallo: lo splendido oro europeo di Basilea è stata una piacevolissima eccezione in un anno decisamente sottotono dopo gli exploit del 2022-2023. Quanto a Vincenzo Abbagnale, infine, si può dire che l’inattesa qualificazione dell’otto sia stata già una vittoria. Raggiungere la finale, però, avrebbe nobilitato ancora di più la sua seconda presenza olimpica.
A proposito di promesse: nessuno si aspettava che la 19enne Ilenia Elisabetta Matonti rientrasse dal torneo di taekwondo con una medaglia al collo. In ogni caso, l’atleta di Baronissi ha avuto il privilegio di vivere un’esperienza indimenticabile che la aiuterà a crescere nel prossimo quadriennio: in fondo, Los Angeles è meno lontana di quanto si possa pensare…