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Angelo Gregucci: “Il Salento è la mia terra, ma Salerno…”

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In vista di Salernitana-Lecce, valida per la 7ª di A 2022-2023, abbiamo intervistato Angelo Gregucci, che conosce bene le due realtà e ci ha raccontato e le sue esperienze. Ex calciatore prima, il tecnico ha allenato entrambi i club.

Angelo Gregucci, i ricordi tra Lecce e Salerno

Salernitana e Lecce si incontrano per la prima volta in massima serie. L’appuntamento è l’anticipo della 7ª giornata di Serie A 2022-2023. Entrambe le squadre arrivano da un pareggio: i granata con un 2-2 a sorpresa nella tana della Juventus, mentre il Lecce ha impattato sull’1-1 con il Monza… ed entrambe le gare hanno avuto una coda di veleno che fatica a fermarsi.


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Chi è Angelo Gregucci

Un ex illustre è sicuramente Angelo Adamo Gregucci che si è seduto su entrambe le panchine. La prima volta a Salerno per il tecnico pugliese fu nel 2005, durante la presidenza di Aniello Aliberti. Greguggi era alle prime esperienze in prima squadra, prima aveva guidato Venezia e Legnano, traghettò una formazione con tanti giocatori di talento alla salvezza, con l’obiettivo di alzare l’asticella nel campionato successivo, ma non fu possibile. La Salernitana fu dichiarata fallita due mesi dopo la salvezza.

Andò quindi a Lecce portandosi Schiavi e Polenghi. La storia con Salerno ebbe due nuovi capitoli, durante il ‘regno’ Lotito-Mezzaroma. Proprio quest’ultimo lo volle nella terza ed ultima avventura a Salerno. SalernoSport24 lo ha intervistato in esclusiva.

Ha vissuto sia a Salerno che a Lecce, quali sono i suoi ricordi con i salentini? 

«A Lecce ho vissuto da allenatore un’esperienza breve. È la mia terra di origine per cui buona sotto il profilo personale. La realtà salentina è una delle migliori in Puglia oggi, perché a Lecce si vende un brand, non solo a livello sportivo ma anche sotto il profilo imprenditoriale». 

…a Salerno invece?

«Per me rappresenta tanto, sono venuto più volte, anche con proprietà differenti. In questo momento, dopo tanti anni di sofferenza, ha una proprietà fantastica. È una città che vive di calcio e che merita questa società; è una piazza che merita grandi palcoscenici e lo ha dimostrato. Salerno si è presentata negli anni, a partire dal presidente Aniello Aliberti, come una realtà che rappresenta la terra e la gente salernitana. Con una Salernitana in giro per l’Italia, si muovono 3/4mila tifosi, che hanno un senso di appartenenza terrificante». 

Cosa manca ancora al club

«L’ultimo step che manca a questa società, a parer mio, è quello di aver riconosciuto di dover dar un centro sportivo di livello alla squadra e ai suoi tesserati. La provincia poi può dare tanto in termini di risorse umane secondo me: ci sono tante giovani promosse che hanno bisogno solo di una guida esperta. Questo penso sia doveroso visto che sono parecchi anni che il settore giovanile ha avuto parecchie problematiche».

Com’era il settore giovanile granata nel primo periodo in cui è stato a Salerno?

«Io ebbi modo di vedere molti giovani, ricordo Enrico Coscia che era responsabile del settore giovanile e mi portò tanti ragazzi. Il primo anno c’era un ragazzo che oggi è allenatore del Monza: Raffaele Paladino. Poi c’era Cristian Molinaro, un ragazzo della provincia e tanti altri che poi si sono conclamati calciatori veri e uomini seri». 

Intanto si stanno gettando le basi, ma cosa serve prima di tutto?

«Serve una casa, un posto dove potersi riscattare: un luogo che identifichi. Il centro sportivo che la famiglia Iervolino sta per mettere in cantiere è doveroso, anzi per è un programma ambizioso. Questo permetterà ai ragazzi di poter coronare un sogno. A Salerno si può avere questo tipo di visione. È una terra a cui sono affezionatissimo, conosco benissimo tante persone e ho tanti amici e mi fa piacere vederla ambire a cose importanti». 

Nella rosa della Salernitana chi può ambire alla nazionale?

«Tutti hanno una possibilità, bisogna rappresentare al meglio se stessi nelle partite, se uno ha un’ambizione forte e ha un sogno lo deve coronare attraverso la passione, la dedizione, l’attenzione che ci mette nella cura dei particolari. Vedo sicuramente Mazzocchi e Bonazzoli: devono continuare a far bene». 

Che tipo di campionato si aspetta da parte di queste due squadre? 

«Lecce è una neo promossa sta cercando di trovare equilibri e dimensione. Ha come obiettivo la salvezza. Deve ottimizzare e cercare di non sprecare le opportunità che vengono dalla partite alla loro portata, come quella contro il Monza. Bisogna capitalizzare tutto quello che capita perché sarà un campionato molto più complicato». 

«La Salernitana ha come obiettivo una salvezza più sicura ma perché ha più esperienza nella categoria. Ci sono giocatori che ormai conosco l’ambiente e avendo fatto un girone pazzesco l’anno scorso, hanno in mente bene il loro obiettivo, ovvero salvarsi con più tranquillità. Ma, soprattutto, vendere cara la pelle come hanno fatto a Torino contro la Juve e in tutti gli angoli d’Italia.

Dove vede la squadra di Nicola in futuro?

«La Salernitana deve giocarsi le partite in tutte le piazze d’Italia, questo è lo step di miglioramento che è chiamata a fare in questa settimana. Giocare un calcio bello valorizzare la rosa che ha nomi interessanti. Quindi penso che la Salernitana possa ambire ad un campionato più tranquillo ma ricco di soddisfazioni».

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