Nella giornata di domenica alcune ASL locali hanno bloccato alcuni calciatori azzurri convocati da Mancini in Nazionale. A tal proposito Gabriele Gravina, presidente della FIGC, ha espresso la sua preoccupazione sul mancato coordinamento con le aziende sanitarie locali.
Le ASL fermano i convocati azzurri, Gravina scrive al Governo
Gabriele Gravina è seriamente preoccupato su quanto stia accadendo, attualmente, al calcio italiano. Il presidente FIGC, con una lettera indirizzata ai vertici del Governo, ha chiesto delucidazioni in merito ai vincoli imposti da alcune ASL sugli azzurri convocati. Le aziende sanitarie locali, infatti, hanno bloccato la partenza per Coverciano ai giocatori di Roma, Lazio, Fiorentina e Sassuolo. Situazione, a detta del presidente federale, paradossale poiché da una ASL ad un’altra il metro di giudizio è completamente differente.
Ecco un breve estratto delle parole rilasciate da Gravina.
«Sono preoccupato per il mancato coordinamento di alcune Asl, perché la mancata disponibilità di calciatori a livello internazionale comporta delle sanzioni. Ci siamo mossi con i ministri competenti e l’Italia, da questo punto di vista, non sta facendo una bella figura internazionale. […] Lo dico con amarezza, siamo l’unica federazione in Europa che ha problemi di questo tipo».
Sfogo lecito ma decisamente fuori luogo; le positività lungo il Paese stanno aumentando e già nella precedente pausa per le Nazionali si sono registrati dei picchi mai raggiunti prima. In alcuni casi meglio anteporre il buon senso, Mancini (anche lui positivo al COVID-19) potrà cavarsela egregiamente con Estonia, Polonia e Bosnia Erzegovina.
L’uscita del presidente Gravina, però, non è del tutto illogica. La Federazione rischia sanzioni, è vero, ma solo se non si presentasse con un minimo di giocatori ad ogni partita; rischio minimo poiché gli azzurri convocati in origine erano ben 41, numero più alto mai registrato in precedenza.