Convegno Avvocati-Procuratori, Salvini: “L’unico bene da difendere è la società”. E con Lotito fanno il pieno di applausi
Applausi. E citazioni che fanno piacere. Strette di mano. Il direttore dell’Area tecnica del Frosinone, Ernesto Salvini, ha suscitato grande interesse ieri pomeriggio a Roma in occasione di un convegno-corso per avvocati-procuratori sul Calciomercato. Salvini e il Frosinone tra i più citati ed applauditi durante le circa 3 ore di lavori nell’aula magna dell’Università Europea. Il miracolo del club giallazzurro l’importanza di avere una Società di elevato profilo, il rapporto ed il ruolo degli agenti nell’economia di un Club: Salvini è andato dritto al cuore del problema, senza giri di parole. Non c’erano da difendere posizioni di retroguardia. Il suo è stato un testa a testa con un personaggio indiscusso del calcio italiano, il presidente-patron della Lazio, Claudio Lotito.
Al tavolo dei relatori si sono succeduti ex calciatori come Giuliano Giannichedda e Stefano Fiore (bello il duetto e gli attestati di stima di entrambi gli ex biancazzurri nei confronti di Lotito), procuratori come Alessandro Canovi (figlio d’arte, si è commosso dopo la citazione di Salvini rivolta al padre) e Fabrizio Ferrari, avvocati come Cristiano Novazio, l’avvocato ed ex procuratore come Sergio Azzaretto (agente di Falaco al suo arrivo in Italia). Convegno moderato dall’avvocato Michele Baldacci e dal giornalista del Corriere dello Sport, Guido D’Ubaldo. L’interessante relazione introduttiva è stata del pro-rettore dell’Università Europea, professor Alberto Gambino. Prima ancora c’era stato il saluto del coordinatore del Corso di Laurea Magistrale in Giurisprudenza, professor Emanuele Bilotti.
Sul tavolo della interessante discussione il rapporto tra Società, tesserati e procuratori e il ruolo dello stesso procuratore nell’ottica della normativa reintrodotta nella Legge di Stabilità. Anche alla luce della nuova normativa che reintroduce un Albo professionale dopo circa tre anni di deregulation in materia.
E’ la volta di Salvini e del Frosinone. Quello del club giallazzurro è presentato come il fenomeno di un club virtuoso, “anche grazie alla intuizione – come dice il moderatore D’Ubaldo – del presidente Stirpe di dotarsi di uno stadio di proprietà e che da anni compie un percorso di vertice in serie B dopo l’esperienza in serie A. Un piccolo gioiello che funziona, messo in piedi da direttore Salvini”.
“Speriamo che funzioni, in questo momento siamo raffigurabili – dice Salvini che parte in maniera soft – al contadino che ha seminato tanto e attende il risultato. Abbiamo seminato tanto perché abbiamo investito tanto. Ed abbiamo seminato tanto perché se quella parentesi in A è servita a qualcosa, ci ha permesso di dotarci di uno stadio tra i primi 19 al mondo. Che per una Società di B non è cosa da poco. Il secondo step è rendere lo stadio qualcosa di vivo per l’intera settimana visto che è anche di proprietà. Sulla prima squadra e quindi sull’aspetto tecnico, grazie al presidente Stirpe non abbiamo lesinato investimenti, stiamo facendo un ottimo campionato e speriamo che possa finire leggermente meglio dello scorso anno”.
“Stiamo dimostrando – ha continuato Salvini – nonostante rappresentiamo una provincia piccola e una città di 48mila abitanti che con un po’ di fantasia e disponibilità, grazie ad un imprenditore come il presidente Stirpe, un po’ fortuna che non guasta mai e tanta capacità, che ogni tipo di risultato non può essere precluso. A 46 anni e dopo 11 stagioni a Frosinone, la speranza è quella di poter lasciare questa Società con un’utopia incredibile per i Club italiani, anche se all’estero non stanno meglio di noi: che abbia le risorse strutturali per non pesare troppo sulle spalle della Proprietà”.
“Queste Proprietà – riprende ancora Salvini – che dobbiamo ringraziare quotidianamente sia noi dipendenti stipendiati, sia i calciatori e visto il contesto anche i procuratori stessi. Queste Proprietà tanto vituperate attualmente riescono ancora a mandare avanti la macchina affinché la gente si diverta con il calcio. Perché non ci sono entrate che tengano e possano colmare le uscite per ottenere risultati e mantenere un equilibrio di bilancio valido. Credo che nonostante i milioni di euro di merchandising e marketing che fanno, nemmeno Società come Barcellona e Real Madrid riescano a colmare quel gap enorme”.
“Per tornare al contesto, porto la mia esperienza. Io ho da sempre avuto un cattivo rapporto con quelli che fanno la professione di agente sportivo – e qui Salvini prepara il campo all’applauso finale -. Perché non trovo l’intelligenza dell’antica saggezza romana di dare una botta al cerchio ed una alla botte. E cioè. L’intelligenza nel non dissanguare le Società perché sono la fonte di guadagno di tutti. E allora un procuratore che dà l’impressione di voler prendere per il collo una Società, non può essere un professionista che gode della mia stima. Al contrario c’è gente che fa questo lavoro con coscienza, che non è pilotata dal calciatore. Perché noi abbiamo sentito parlare di calciatore vincolato al carattere del procuratore ma c’è una grande percentuale di procuratori che tendono a fare i servi dei calciatori. Procuratori in questo caso che non aiutano le Società perché non sanno imporre la loro autorità. La figura del procuratore nasce da lontano – racconta Salvini – nel 1968. Dal suocero di Crujff che andò ad assisterlo per la prima volta, perché, giovanissimo, il futuro fuoriclasse si sentiva in difficoltà a rinnovare con l’Ajax. Ma il primo procuratore italiano che ho conosciuto fu nella sua veste di avvocato fu Dario Canovi: sono di Anzio, avevo 18 anni, ci serviva un consiglio e Bruno Conti che è di Nettuno di indirizzò dall’avvocato Canovi come punto di riferimento su un reclamo in corso. Una persona garbata, dotata di grandissima intelligenza e illuminata da quel punto di riferimento che dicevo prima: e cioè che alla fine del giochi il vero, buon procuratore è quello che riesce a tenere in considerazione le sue attese, quelle del suo assistito ma non a discapito dell’Azienda che fa muovere tutti noi. Quelle pochissime figure di presidenti che mettono soldi nel calcio vanno aiutati e tutelati, incentivati a stare nel calcio. Senza di loro sarebbe ancora più drammatico e triste della situazione attuale”.
Salvini lancia quasi un appello accorato agli avvocati aspiranti procuratori nella sala: “Se volete iniziare questo percorso siate più umani possibile. Se vogliamo tutelare questo mondo dobbiamo fare gli interessi di tutti. Ultimo suggerimento che posso dare: affiancatevi ad agenti esperti senza tralasciare la propria cultura personale, intendo in questo l’alzarsi la domenica alla 7.30 per andare a vedere i giovanissimi sui campi. E capire la differenza che c’è tra gli agenti della nuova generazione e quelli della vecchia. Vi ripeto: cercate di essere amici delle Società e poi conoscitori di calcio. Anche se noi dirigenti ‘fuggiamo’ ormai dal lavoro vero sui campi, abbiamo appeso il cappello, preferiamo fare i team manager aggiunti ed andare in panchina durante la partita della propria squadra. Quando invece ci sono direttori sportivi che con 40 anni di attività sulle spalle si muovono per chilometri dal Nord al Sud per assistere a partite di Lega Pro diverse da quelle in cui è impegnata la loro squadra. Se noi dirigenti abbiamo perso questo senso della scoperta, è normale che il procuratore diventi una persona antipatica perché è costretto ad alzare i suoi emolumenti perché deve fare il lavoro del ds, dell’intermediario, deve andare a cercare il sistema per trasferire i calciatori. Molti di noi si sono ridotti a vedere dvd nelle loro stanze e poi quando hanno bisogno di un calciatore chiamano l’amico agente: “a me serve questo, pensaci tu”. Chi ci rimette? Le Società, l’unico bene che dobbiamo difendere con la spada tra i denti”.
Applausi. Tanti. Pacche sulle spalle. Lotito non si è perso una sillaba. E batte le mani sorridente. Forse ha sentito musica per le sue orecchie. Il presidente della Lazio che in precedenza aveva fatto il suo intervento. Ampio.
“Quello del rapporto con gli agenti è un tema importante per le Società di calcio soprattutto in tema fiscale – ha dichiarato Lotito nel primo intervento dopo quello del dottor Palmeri dell’Ufficio Tesseramenti -. Noi abbiamo dovuto recepire una normativa Fifa che a sua volta aveva previsto una deregulation mentre noi avevamo un regolamento fuori dal tempo, che aveva procurato pericolose distorsioni come accertamenti di centinaia di milioni di euro da parte del Fisco. Tutto ruotava attorno a due moduli, di colore rosso per l’attività che il procuratore svolgeva a favore della Società e quello blu per il tesserato. Evidentemente c’era una grande confusione perché quando andai, nell’interesse di tutti, a trattare con il direttore generale dell’Agenzia delle Entrate, lo stesso mi sollecitò l’introduzione di una norma perché quella esistente aveva procurato fino a quel momento degli accertamenti a pioggia sulle Società. La normativa internazionale Fifa prevedeva che un parente di un calciatore potesse svolgere i suoi interessi indipendentemente dal fatto che fosse procuratore o meno. E prevedeva che un avvocato iscritto all’Albo potesse svolgere l’attività di procuratore. La norma che ho coniato all’epoca in materia doveva prevedere l’istituzione di un Albo che regimentasse l’accesso e dare delle regole per verificare i comportamenti delle persone. Ci sono delle distorsioni da eliminare e mi rivolgo direttamente a Canovi – prosegue Lotito -. Abbiamo nel frattempo scritto un regolamento nuovo che dà la possibilità all’intermediario-agente di svolgere l’attività a 360 grandi ma regolarizzandosi, iscrivendosi In Figc, presentare il mandato e dichiarare per quale entità lavora. Abbiamo portato un po’ di ordine ma miei colleghi non sempre rispettano quel 3% di procura, preferendo alzare le cifre. E per questo personalmente preferisco lavorare con soggetti esteri, lo dico senza problemi”.
“E’ stato fatto un emendamento ad inizio 2018 – prosegue il massimo dirigente della Lazio al quale è stato riconosciuto di aver tracciato un percorso nel rapporto con gli agenti (caso Pandev per citarne uno…) – per la reintroduzione dell’Albo nel quale io avevo chiesto di inserire anche il trattamento economico per il procuratore. Ma la politica italiana è rimasta in mezzo, evitando di legiferare sulla seconda parte. Aggiungo – chiude Lotito nel suo primo intervento – la parte riguardante il calciatore, dipendente in tutto e per tutto dal suo procuratore. Ci sono giocatori che lasciando gestire tutto ai loro agenti. La forza di un calciatore, oltre le qualità, è legata alla capacità di affrancarsi dai rapporti con la famiglia e il procuratore”.
Il convegno è proseguito quindi con gli interventi di tutti i relatori. Fiore ha elogiato l’intervento di Salvini: “E’ stato perfetto: servono le vere competenze”. E sulla stessa onda anche Giannichedda. Per finire un terzo tempo nel quale ancora una volta il Frosinone e il direttore Salvini hanno riscosso grande interesse. Per la prima volta il calcio prova a far scivolare quel velo di mistero.