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Salernitana-Atalanta, doppio ex Ivan: “I tifosi devono aiutare la squadra”

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In vista del match di questa sera alle ore 20:45, tra SalernitanaAtalanta, abbiamo raggiunto telefonicamente il doppio ex Andrea Ivan.

Salernitana-Atalanta, Ivan: “Salerno piazza fantastica”

Andrea Ivan è un ex giocatore, di ruolo portiere, della Salernitana e dell’Atalanta. Con la Salernitana ha disputato tre stagioni, dal ’97 al 2000, conquistando anche la promozione Serie A con l’allora tecnico dei granata, Delio Rossi. L’esordio nel massimo campionato c’è stato il 21 febbraio del ’99 nella partita disputata all’ “Arechi” contro il Parma, parando anche uno straordinario rigore ad Hernán Crespo.

Anche con i bergamaschi, l’ex numero uno ha disputato tre stagioni, dal 2005 al 2008 e conquistando, anche questa volta, la promozione in Serie A, nella stagione 2005-2006. L’8 maggio 2017 decide di appendere gli scarpini al chiodo. Attualmente, a Firenze, è preparatore dei portieri delle giovanili dello Sporting Arno.

Lei ha giocato sia con la Salernitana che con l’Atalanta ottenendo con entrambe la promozione in Serie A. Che ricordi ha di quelle esperienze?
«I ricordi sono bellissimi, quando vinci i ricordi son sempre belli. C’è differenza tra i due campionati affrontati, quello con la Salernitana era il primo campionato di serie B vinto, quindi aveva tutto un altro fascino, un’altra luce. Il gruppo era fantastico, la città bellissima.
Senza nulla togliere a Bergamo, ma l’Atalanta in Serie A ci era già stata tante volte, quindi la festa era stata un po’ limitata. A Salerno, invece, si sono sbizzarriti, ci divertivamo, con i miei compagni di squadra andavo in giro per la città a vedere condominio per condominio cosa avevano fatto, erano fantastici».
Al suo esordio in Serie A ha parato il rigore a Hernan Crespo, che emozione provò in quel momento? 

«Quel giorno lì mi emozionai tanto. Penso di essere nato fortunato perché quel rigore lì l’ho parato sotto la curva dei Salernitani e sullo 0-0. Quella parata molto merito va a Genovese, il mio allenatore dei portieri. Era bravo a farti capire chi avevi davanti. Sicuramente con Crespo mi son buttato a destra, ma con Chiesa mi sarei buttato a sinistra. Le grandi parate non vengono mai per caso, tanto merito a Genovese».

La Salernitana in sole tre partite ha subito 11 reti, quanto può essere demotivante per un portiere subire così tanti gol?

«È demotivante, però anche se ne subisci uno è demotivante. C’è da dire che la Salernitana è un emergente della serie A. Non rispecchia ancora il carattere che ha il mister, però non metterei in discussione un allenatore, una squadra. Anche se facevi tre partite e perdevi 1-0 stavi allo stesso punto, quindi non guarderei troppo a ciò che subisci, ma cercherei di aiutare la squadra.

I tifosi della Salernitana lo sanno fare bene, sanno incitare e sanno aiutare tantissimo. Quindi mi piacerebbe vedere che venga data una scadenza di otto partite e poi valutare. Nel ’99 siam retrocessi per un punto, non solo per colpa nostra. I salernitani ci hanno applauditi fino alla fine, non ci hanno mai contestato, mai detto niente. Questo è il tifoso salernitano, bisogna aiutare la squadra».

L’impatto dalla serie B alla serie A è sempre non facile, secondo lei la Salernitana riuscirà a cambiare rotta ed avere qualche chance di salvezza?
«Secondo me sì, perché conosco la città, conosco bene l’allenatore, ci sono anche 6-7 squadre con un organico peggiore della Salernitana».
Su Ribéry…

«Ribéry non va sfruttato solo a livello di campo, ma anche di spogliatoio. Questi campioni  aiutano a farti capire come ci si deve comportare nel mondo del calcio. Lui da solo non può vincere le partite, però ti aiuta durante la settimana. Bisogna sfruttarlo come il Milan sfrutta Ibrahimovic».

Attualmente è preparatore atletico dei portieri, nel suo futuro potrebbe esserci un ruolo dirigenziale all’interno di qualche società?

«Sono tornato a Firenze, nella città natale dove ho ritrovato tanti amici. Son ad allenare allo Sporting Arno, club in cui ho giocato all’età di 16 anni, da dieci anni. Stiamo ristrutturando il centro sportivo, abbiamo una scuola calcio con 150 bambini, è a numero chiuso perché ci piace seguirli e curarli. Più di questo non credo di avere la voglia di un ruolo dirigenziale, anche perché il calcio da quando giocavo io è cambiato tanto. Non riconosco più il calcio di Andrea Ivan, quello che ho giocato io.

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